...quale momento migliore per parlare di AFTERSCHOOL?
Direi che, personalmente, è stata l'anteprima cinematografica più interessante delle ultime settimane.
Incollo qui sotto la relativa recensione scritta dal sottoscritto per Doppio Schermo:
AFTERSCHOOL
Il richiamo più immediato che una mente cinefila opera, nella visione di Afterschool, è quello – peraltro già ampiamente evidenziato da molti critici –all’Elephant di Gus Van Sant. Tuttavia c’è una differenza sostanziale, ancor prima che stilistica, tra le due opere. Mentre Elephant preparava il suo tragico epilogo attraverso quadretti di una quotidianità mortalmente noiosa e piani sequenza interminabili di camminate lungo i corridoi, tanto da far apparire la strage finale come una catarsi quasi necessaria per lo spettatore stesso, l’Afterschool di Antonio Campos (qui al suo primo lungometraggio) rende la morte violenta il fulcro centrale della propria storia anche in senso temporale, concentrando idealmente l’attenzione sulle premesse e sulle conseguenze dell’evento cruento e sottraendo quindi ed esso la valenza allegorica e liberatoria della sparatoria di Elephant.
Apprezzabile sia sul piano teorico che su quello pratico la messa fuori fuoco di contesti, ambienti e volti, nonché la scelta di far rimanere fuori campo spesso e volentieri personaggi e dialoghi per restituire il senso di alienazione ed iperbolizzare la tensione morbosa verso l’immagine in generale e la ripresa video in particolare. L’impressione che si ha è quella di assistere alla documentazione di una nuova forma di autismo mediatico, imperniato su un universo autoreferenziale e spersonalizzante in cui la ricerca di guizzi emotivi riesce a mettere sullo stesso piano di gradimento video di scenette amatoriali divertenti e filmati di morti in diretta o di pornografia estrema creduta reale.
Senza falsi moralismi ma con una punta forse di pretenziosità accademica in fondo perdonabile, si mostra - e dimostra- una generazione drogata, letteralmente e metaforicamente, ufficialmente ed ufficiosamente (i ragazzi che si riforniscono dal pusher teenager e/o che prendono i medicinali dall’ambulatorio).
Una nota di merito va alla scena finale, che raggiunge il culmine del suo climax angosciante in un quasi-paradosso angolare. L’equivalente - se è possibile - dell’atto onanistico reale del protagonista, già ripreso ed intuito più volte, trasposto figurativamente nell’ambito della sua ossessione filmica.
A proposito: ci andate regolarmente, su Doppio Schermo, dopo il post dedicato che scrissi ad Ottobre... VERO?
AGGIORNAMENTO:
Ho notato, nel weekend, che qualcuno ha lasciato addirittura un commento alla recensione (cosa che praticamente non capita quasi mai).
Peccato che non sia quel feedback gratificante - o perlomeno costruttivo - che qualunque recensore spererebbe di leggere...
Pazienza.
Ora però il mio dubbio, al di là del mero intento provocatorio o di sfogo, è: davvero la punteggiatura lì è così scandalosa?
Mah...
5 commenti:
Interessante. Anche se sono allergica al mondo aoolescenziale. Paranoid Park, però, mi è piaciuto molto. Ma lì la qualità si innalza.
L'Anonimo sarei io, Starla :)
Grazie per la firma, Starla.
Io diciamo che non disdegno i film adolescenziali "sociali", come l'ottimo Paranoid Park che hai ricordato tu, il (pesante) Elephant di Van Sant, e in generale quelli dallo stile asciutto che mettono in evidenza i disagi più profondi (in questo senso mi viene in mente anche lo "scandaloso" KEN PARK).
Ad ogni modo, dai una possibilità ad AFTERSCHOOL perchè secondo me merita.
Grazie per essere passata. Torna a trovarmi!
E recupera qualche post precedente, se hai tempo e voglia... ;)
A me invece acchiappano assai questo genere di film, quindi provvederò a visionarlo...
Provvedi, provvedi. Poi mi dirai se la mia recensione ti trova almeno parzialmente d'accordo.
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