E così.
È passato più di un mese da quando ti ho lasciata, ma non
ho mai versato una lacrima. Non perché io sia così forte come credi. E’ che
proprio non mi manchi. Per nulla.
Anzi.
Eppure…
Ti avevo raccontato i miei sogni e tu mi hai riso
sguaiatamente in faccia. Avevo confidato in te e tu mi hai trattato come una
cartomante televisiva che si prende gioco di casalinghe disperate e
superstiziose. Stavo cercando di abituarmi
al tuo carattere scontroso, nevrotico e pressappochista perché credevo ci fosse
anche del buono in te. Ma tu mi hai spinto sempre più lontano, come un corpo
che rigetta un fegato trapiantato dopo qualche anno di nauseante convivenza
forzata.
Ti ho dato quasi tutto. Tu, invece, non mi hai dato quasi nulla.
Tutta quella retorica dell’addio e dell’abbandono che si
confà a fattispecie simili a questa, al momento mi suscita solo un sorriso
beffardo e insofferente. Dovrei mostrare
commozione, nostalgia, affetto. Abbracciare virtualmente gli amici che ho lasciato e rassicurarli che è comunque valsa la pena, anche solo per loro.
Ponderare costi e benefici e, infine, proclamare la schiacciante superiorità
dei secondi sui primi, a ragion ve(n)duta.
E invece no.
E invece no.
Manco per il cazzo.
Ti chiamano eterna, giusto?
Beh, allora
PIANGI, ROMA.
Piangi in eterno.
Senza rancore, eh.
3 commenti:
Abbi pietà della nostra capitale dai, ha già avuto la condanna di Alemanno sindaco, non pensi che abbia già pagato troppo??? :-D
Intanto comunque, benritrovato ;-)
Ricapitolando, la capitale non ti ha fatto capitolare. Capito! Meglio così
@ Chit:
Ma quale pietà! Pensa che ricordavo, inizialmente, che la canzone si intitolasse "Brucia Roma". Sarebbe stata una conclusione ancor più calzante per il post...
@ isline:
Beh, diciamo che è un modo inedito ed ottimistico di interpretare questo sfogo. Non era mia intenzione lasciar trasparire cotanta fierezza da gladiatore, a dire il vero. Ma se tra le righe si riesce a leggere addirittura un messaggio del genere, forse è anche meglio così.
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