domenica 29 agosto 2010

What if August



L'Agosto come credevo lo avrei vissuto.
Come ero sicuro lo avrei vissuto.
E invece, è rimasto miracolosamente catapultato alla periferia del multiverso.

Grazie Karma.
Ti devo un Kebab. E tu sai perchè.

Buon ascolto.

mercoledì 25 agosto 2010

Scrivere Kon rammarico


Ieri è morto un grande dell'animazione giapponese: Satoshi Kon.
Suo è stato uno dei primi manga seri della mia carriera di lettore di fumetti, La stirpe della sirena. Nonchè uno dei primi film seri della mia carriera di divoratore di film animati, Perfect Blue (in foto).

Qui, il mio pezzo a lui dedicato su Doppioschermo.

Che disdetta, però...

sabato 21 agosto 2010

Il problema è che la gente oggi compra sempre più libri...


Scoperto del tutto casualmente, ecco il saggio che ha allietato la mia estate e fornito spunti e tormentoni per i mesi futuri: Scusa l'anticipo, ma ho trovato tutti verdi.
Nato nei meandri del web, l'esperimento del luogo comune al contrario è partito dal blog di Alfredo Bucciante, luoghicomunialcontrario.net, e ha subito preso piede scatenando risate e contributi virtuali da tutte le parti d'Italia.
Questa approdata in libreria è una selezione di ben 500 di queste divertentissime perle.
Alcuni esempi a me particolarmente cari:

"Ti lascio perchè ti amo troppo poco".

"Fa' come se fossi a casa mia".

"Gli albini hanno il ritmo nel sangue".

"I terremoti sentono gli animali in anticipo".

"Mi piaci dal secondo momento che ti ho vista".

"C'è la crisi, c'è la crisi, e poi stanno tutti a casa""

"Premetto che sono razzista".

"E' ora che Babbo Natale capisca che i bambini non esistono".

"Non dormire, che poi non bevi la Coca-Cola!"

" -Che morbido... E' nuovo?
-Si."

Tra l'altro, le edizioni Einaudi hanno il 25% di sconto su tutti i tascabili, almeno fino a fine mese. Quindi sarebbe un ottimo momento per approfittare.
E non aspettate il film, che "non sempre il film è meglio del libro".

sabato 14 agosto 2010

Il Tempo non fa il suo dovere (e a volte peggiora le cose)


Si sa: a volte, rivedere in età adulta ciò che si è amato in tenera età può riservare delle brutte sorprese. La frustrazione post-recupero mediatico è qualcosa che gli amanti di libri, film, musica, fumetti, serie tv ed altri manufatti artistici e culturali imparano presto a conoscere.
Del resto, se un prodotto è buono, è difficile che crei questo penoso effetto. Film come Mary Poppins, Forrest Gump o Shining (giusto per spaziare di genere) non sembrano invecchiare mai. Ad ogni visione, anzi, è possibile cogliere nuovi particolari, finezze di sceneggiatura, persino maggiore spessore nei personaggi. E questo vale in tutti gli altri ambiti delle categorie sopra citate.

Per questo mi duole ammettere, dopo tanti anni trascorsi a recuperarne ordinatamente e mooolto pazientemente tutti gli episodi, di aver fatto male in fin dei conti a voler rivedere una delle mie serie preferite dell'infanzia: QUANTUM LEAP, in Italia noto anche col nome IN VIAGGIO NEL TEMPO.
In essa si narra dei viaggi temporali di uno scienziato che, per un errore, viene catapultato nelle vite di persone del passato per cambiare (in meglio) il corso delle loro esistenze, sperando sempre che il salto successivo sia verso il suo presente. Io lo ricordavo con molto affetto soprattutto per la bellissima puntata finale, della quale ho parlato in questa sede tempo fa. Ma anche per l'accuratezza nella ricostruzione di scenari e costumi delle varie epoche affrontate, per alcuni personaggi impersonati dal protagonista, e in generale per la sottotrama che procedeva parallelamente alle storie singole.
Rivedendo il telefilm ora, non ho ritrovato quasi nulla di tutto ciò.
Le puntate sono ambientate quasi tutte fra gli anni 50 e 60, il che rende in qualche modo molto più semplice di quanto ricordassi la resa dell'ambientazione. Della sottotrama principale si può dire che tutto si riduce a pochissime puntate davvero dense, ovvero quelle dedicate al passato del protagonista Sam Beckett e del suo amico "ologramma" Al Calavicci.
Mi ricordavo anche un epocale episodio doppio dedicato all'assassino di Kennedy, ma riguardandolo ora mi è sembrato solo un reazionario tentativo di screditare goffamente le tesi complottiste che sono sorte (a ragione) nel corso degli anni sulla vicenda di Harvey Lee Osvald.
Non solo: l'intera serie è pervasa da un bigottismo moralista in salsa cattolica che farebbe la gioia di tutta l'UDC. Pochissime ambiguità, pochissimi dilemmi etici. Molti temi sociali, per carità, ma trattati con un tale amore per lo stereotipo ed il paternalismo da rendere spesso ridicoli anche i momenti più seri.
Pensare che negli stessi anni andava in onda anche una serie matura e "avanti" come Star Trek The Next Generation fa quasi sorridere...

E poi - piccola nota personale - credo che nel mio appartamento si sia verificato l'unico caso nazionale di scenario con coinquilini che, per tormentone casalingo, imitano fra loro la voce italiana scattosa ed incerta di Scott Bakula e quella goliardica ed allarmista di Al, con tanto di dialoghi moralisti applicati a contesti improbabili della (nostra) vita quotidiana.

Meglio così. Del resto, anche questo si sa: a volte la parodia (attiva o passiva) può essere ricordata con molto più affetto della fonte originale.

martedì 10 agosto 2010

Il tempo ingiallisce


Del tutto casualmente, ho appena scoperto che nel luglio del 1930 moriva Sir Arthur Ignatius Conan Doyle, inventore (assieme ad Edgar Allan Poe) della crime fiction, padre del giallo deduttivo e - soprattutto - creatore dell'investigatore più famoso del mondo: Sherlock Holmes.
Oltre al film con Robert Downey Jr dell'anno scorso e a varie iniziative editoriali (anche in ambito fumettistico), al noto personaggio è stato dedicato di recente un telefilm inglese di ottima fattura e dal semplice titolo Sherlock. Forse proprio in occasione di questo 70° anniversario, chissà.
La vera novità di questa serie è che i personaggi (nonchè le storie classiche provenienti dai romanzi) sono stati adattati ai giorni nostri, con tutte le attualizzazioni contestuali, etiche e morali del caso. Io ho visto solo il primo episodio, ma devo dire che l'operazione sembra interessante.
E considerando che fra le penne di questo show ci sono anche due fra i più importanti sceneggiatori dell'ultimo Doctor Who, immagino che la sua visione richieda una chance almeno da parte dei fan della longeva e fortunata serie fantasy.

E nel frattempo, il piccolo e antipatico bambino detective che omaggia nel suo nome proprio il defunto scrittore, ovvero Detective Conan (al quale dedicai tempo fa questo e quest'altro post), supera i suoi 15 anni di pubblicazione in patria e continua imperterrito a tenere compagnia anche al suo pubblico italiano, sebbene a ritmo ormai solo bimestrale - per distanziarsi adeguatamente dall'edizione originale -.
Chissà se per l'occasione, anche sulle sue pagine sarà stata concepita una saga che coinvolga Doyle. Indirettamente, certo, ma anche direttamente.
Con questi giapponesi non si può mai sapere.

sabato 7 agosto 2010

martedì 3 agosto 2010

Che cosa hanno fatto?


Esce ufficialmente a metà settembre, ma era già stato presentato al Festival di Venezia e pare sia uscito a Torino in versione originale sottotitolata.
Sto parlando dell'ultimo film di Werner Herzog, stranamente non tradotto, dall'arcaico titolo My son, my Son, what have Ye done?
Non posso dire di aver visto tutti i film del regista tedesco, anche se credo sia un genio.
Ma questo film va recuperato istantaneamente.
Perchè?
Semplicemente perchè il suo produttore esecutivo è David Lynch. E, stando alla recensione di Film Tv, è un'"opera di super nicchia" che "divertirà i cinefili scatenati a stabilire cosa sia lynchiano e cosa herzoghiano".
Direi che, in piena estate, non si può chiedere niente di meglio.

A parte il nuovo capitolo di Shrek, è ovvio.

Ah, e mi scuso per prima.
Io odio le domande retoriche. Non so perchè l'ho fatta.