sabato 31 maggio 2008

Psicanalisi dell'Orsa Maggiore


Non ha importanza il nome di chi sta parlando, nè il contesto (siamo comunque nella Shangai degli anni '30).
Basta solo specificare che si è nel mondo di SOUTEN NO KEN (in italiano, KEN IL GUERRIERO - LE ORIGINI DEL MITO), la nuova serie del creatore del primo -indimenticato- manga di KEN IL GUERRIERO.
E' un prequel, perciò i personaggi -e lo stesso Ken protagonista- non sono quelli noti a tutti da anni. Tuttavia l'universo di valori (la retorica della fratellanza, dell'onestà, del coraggio, del sacrificio e compagnia bella) nonchè il caleidoscopio di personaggi megalomani e grotteschi sono pressochè costanti e, se vogliamo, portati agli estremi. Basti dire che questo Ken, molto più ironico e spaccone del suo nipotino famoso, per tutta la serie aiuterà un'organizzazione criminale a sgominarne un'altra avversaria, ritenuta meno degna e senza i giusti valori.
La frase che cito viene dal numero 19 dell'edizione italiana, uscito nel Settembre del 2005 ma che io ho letto solo ieri.
La pronuncia un alleato di Ken, anch'egli discepolo della divina -e ultraramificata- Scuola di Hokuto nonchè mafioso di professione, pregando l'amico di risparmiare la vita di suo fratello:

"Mio padre aveva compreso il temperamento debole di mio fratello. Ed è per questo che gli ha fatto intraprendere la strada del militare. Anzi, quella del politico. IL MESTIERE DEL POLITICO E' QUELLO CHE PIU' SI CONFA' A UN CODARDO (maiuscolo mio)".

A questo punto, parlando ancora di classificazioni e di studio delle intenzioni, mi chiedo:
senza indagare troppo la vita privata di Buronson (l'autore del fumetto) o la trama precisa del manga;
partendo solo dallo stile narrativo -che molti conoscono senz'altro meglio di me, che non ho ancora letto nemmeno il KEN originale-;
e quand'anche già si conoscesse più o meno bene l'universo di riferimento;
da una frase del genere che idea dovrei farmi?
Sto leggendo un'opera conservatrice e ultranazionalista, o una parodia di essa?
So bene che in ogni prodotto ognuno rivede la chiave di lettura che più si confà a sè. Altrimenti persino il mio amato Star Trek o i fantastici fumetti di Batman e Daredevil, spesso reazionari e vigilantistici, non avrebbero il nutrito gruppo di fan che -meritatamente- hanno. Del resto questa frase che mi ha così colpito non è probabilmente la più adatta ad una valutazione di carattere politologico.
La questione è, inevitabilmente, più generale: perchè mi capita così spesso di farmi questo tipo di domande mentre guardo o leggo qualcosa anche di non particolarmente impegnativo?
Ho così ribrezzo per la politica attuale "pura" (con il suo linguaggio istituzionale) che la ricerco in media che mi interessano di più, in chiavi meno definite, nella tenue speranza di riabilitarla alla mia stessa coscienza civile?
Non lo so.
Fatto sta che questo nuovo KEN è davvero un mito. Mi fa sganasciare dalle risate, ed è disegnato splendidmente. Forse un pò troppo computer, ma vabbè...

giovedì 29 maggio 2008

Doppio esperimento sociologico con morale caotica (O dell'imperturbabilità degli edicolanti)


Stamattina, approfittando di un viaggio in treno, avevo intenzione di mettere in pratica un esperimento che chiunque -credo- vorrebbe fare almeno una volta nella sua vita: comprare una copia di due giornali di opposte posizioni politiche per confrontarne le differenze stilistiche ed interpretative.
L'intenzione era di chiederne prima uno e poi l'altro, come a simulare che fosse una cosa di cui mi stessi per dimenticare perchè richiestami -come commissione- da qualcun altro.
Ma il fato ha deciso diversamente, creando un quadretto paradossale.

Scambio di battute con l'edicolante della stazione di Modena:
IO: -Buongiorno. Allora, pago QUESTO (sventolando l'ultimo Uomo Ragno) e poi mi dà LIBERAZIONE-
ED: -LIBERAZIONE è finito- (giusto, penso io, siamo a Modena...)
IO: -Mmmmm, vabbè.... Allora mi dà LIBERO, perfavore?

Ma, come ho suggerito nel titolo alternativo di questo post, il feedback mimico e reattivo del giornalaio non ha dato segni di particolare sorpresa o spiazzamento. Cosa che preannuncerà la morale del titolo vero.

Alla fine, mi decido a leggere LIBERO in treno. L'esperimento lo farò ugualmente comparando il LIBERO di oggi (29 Maggio) con il LIBERAZIONE di ieri (28 Maggio).
Beh, a questo punto il mio spirito d'improvvisazione sociologica mi fa scattare un secondo esperimento.
Vediamo come reagisce la gente del mio scompartimento -su un IC che va a Napoli da Milano- guardando un ragazzo come me, vestito da povero studentello universitario (sinistra), pantaloni con le tasche laterali e magliettina verde (sinistra), col pizzetto (destra) ma anche un pò di barbetta incolta (sinistra), che scribacchia i suoi esercizi di Giapponese (lingue orientali => sinistra), intervallando la sua attività amanuense solo per leggere l'Uomo Ragno (filoamericano => destra), sfogliare disinvoltamente LIBERO.

E da qui alla morale caotica il passo è breve. Diciamo che questi dettagli visivi, che ho elencato -e concepito- per puro divertissement giocando fra curiosità e luoghi comuni, non hanno avuto l'effetto sperato. L'aggettivo è riferito al libro CAOS CALMO, di Sandro Veronesi, che non ho ancora finito di leggere ma che riporta in quarta di copertina una verità banale e disarmante, valida da qualunque lato la si prenda:
"La gente pensa a noi infinitamente meno di quanto crediamo".
In questo caso, potrei tirare le somme dell'esperimento dicendo semplicemente che gli altri si sono rivelati meno curiosi di ciò che speravo.

Spero solo, a questo punto, che semmai dovessi in futuro veder soddisfatte queste mie curiosità sociologiche, non sia perchè starò rischiando (o subendo) un pestaggio sull'autobus da parte di qualche forza nuova. Anche senza sfogliare provocatoriamente quotidiani di alcun genere.
No, perchè il clima che si respira nella capitale -soprattutto in questi giorni- non ha nulla a che vedere coi toni ironici di questo post.

PS: per i risultati dell'altro esperimento (la comparazione), rimando ai prossimi post.

lunedì 26 maggio 2008

E' il momento giusto per comprare un'auto nuova


Incentivi alla rottamazione?
Macchè.
Agevolazioni per gli Euro 4?
Acqua, acqua.
Nuovi accessori e design accattivanti?
Forse che si, forse che no.

E allora? Perchè proprio ora?

Semplice.

Siamo arrivati alle targhe che iniziano per
DK.

Guardatevi intorno, gente.
Non vi sentite osservati da occhi grigi come il mercurio?

venerdì 23 maggio 2008

Una questione di stile


Incuriosito dalle citazioni di interessanti articoli presi da LIBERAZIONE letti sul blog Francamente (che consiglio vivamente), ho deciso stamattina di comprare -per la prima volta- il quotidiano in questione. Devo dire che ero abbastanza prevenuto verso questo giornale, ritenuto estremista e -quindi- poco credibile. Invece mi sono trovato di fronte ad articoli arguti, critici e ricchi di citazioni e riflessioni colte: dai toni indignati verso il programma di Emma Marcegaglia, passando per un suggestivo parallelismo fra Silvio Berlusconi e l'imperatore Cesare Augusto, fino ad una sezione culturale interessante ed attenta, il giudizio complessivo personale è stato generalmente positivo. Ovviamente il fervore della militanza ideologica è palese, e del resto la stessa intestazione iniziale "giornale comunista" è indicativa della chiave di lettura forte.
Tuttavia mi ha lasciato un pò perplesso un articoletto di fondo in prima pagina dedicato alla condanna della Franzoni a 16 anni di carcere (reperibile anche in data odierna sul sito ufficiale del giornale).
Dopo alcune premesse un pò sentimentaliste, si scrive:
"Noi non abbiamo la minima idea sul merito della vicenda. Non sappiamo se Anna Maria è colpevole o innocente [...] Queste considerazioni però non ci tolgono l'idea che ora sarebbe giusto far prevalere quel sentimento di pietà, di solidarietà, che coglie la maggior parte delle persone. Non è un sentimento ignobile, anche se negli ultimi anni, mesi e giorni, tutti stanno cercando di convincerci di questo. Non bisogna vergognarsi della pietà. Perciò ci sembrerebbe bello e saggio se il ministro della giustizia avviasse le pratiche per la grazia ad Anna Franzoni e poi il presidente Napolitano la controfirmasse".
A questo punto la mia domanda è: ma perchè? La pietà è una cosa sacrosanta, d'accordo, e la spettacolarizzazione morbosa del caso è stata scandalosa (come lo stesso articolo giustamente dice, nella breve parte iniziale che non ho riportato). Ma perchè mai sostenere la tesi della grazia ad una persona processata e condannata, senza spiegarne organicamente le ragioni?
Un articolo così breve -e non firmato- su un argomento simile appare solo sensazionalistico e buonista nonchè giornalisticamente poco rilevante, quand'anche la questione fosse già stata ampiamente e lucidamente argomentata su qualche numero precedente.
Una piccola nota stonata insomma, in un'economia totale -come già detto- tutto sommato positiva.
Credo tuttavia che sia per queste (talvolta) piccole "debolezze" di stile e di contenuto che persino molta parte della sinistra stessa non ami del tutto la propria etichetta.
Insomma, non una questione di soli contenuti (sull'importanza dei quali non è il caso di dilungarsi) quanto di atteggiamento. O come direbbe Niccolò Fabi: "Non è cosa ma è come, è una questione di stile".
Ad ogni modo, ringrazio la signora Franca per aver indirettamente contribuito a questa mia "scoperta". E' sempre bello quando si realizza di aver superato un pregiudizio.

martedì 20 maggio 2008

Doogie Howser o Doogie's creek?


Da quando le serie tv sono entrate -qualche anno fa- nel loro periodo d'oro e hanno beneficiato di canali satellitari interamente dedicati ad esse, di riviste specializzate e di trattamenti speciali anche sulle reti in chiaro, sono sempre a caccia di succulente novità o di chicche del passato da scoprire o riscoprire. Ma oltre ad incuriosirmi ex-novo ad alcuni telefilm solo grazie al passaparola o ad alcune efficaci recensioni, sto anche aspettando con pazienza la replica -integrale e cronologicamente corretta- di una serie della mia infanzia/adolescenza che non sono più riuscito a beccare nemmeno su qualche sparuta rete locale.
Si tratta di uno dei dottori più "recenti" della storia della tv, ma senz'altro precedente ai vari ER, Grey's Anatomy o al mitico e scorbutico Dr House.
Mi riferisco al dottor DOOGIE HOWSER -protagonista dell'omonima serie-, un ragazzo prodigio che, laureatosi a 14 anni in medicina, diventa il più giovane dottore d'America.
Per quanto i toni della serie non siano esclusivamente drammatici, dire che si tratti di un teen-serial con elementi di medical-drama non sarebbe corretto. Gli episodi che vidi a suo tempo mi colpirono molto per le tematiche affrontate e per la caratterizzazione dei personaggi, e soprattutto per la gradualità della crescita personale del giovane ragazzo medico.
Non ultimo, mi colpirono molto i suoi rapporti col migliore amico Vinnie e con la ragazza Wanda, la cui "profondità" sarà recuperata e complicata per il plot di Dawson's Creek.
A proposito delle somiglianze con la cricca di Dawson, ricordo bene che:
-uno degli elementi ricorrenti della serie erano proprio gli ingressi, talvolta invadenti e inopportuni, dell'amico Vinnie nella stanza di Doogie attraverso la porta-finestra;
-il sogno tormentone di Vinnie (che sarà fortemente presente in tutta la serie) è quello di diventare regista;
-la madre di Wanda (in uno degli episodi più drammatici e spiazzanti della serie) muore in un incidente automobilistico, e l'evento la cambia irrecuperabilmente.
Saranno dei luoghi comuni così diffusi da non dover destare particolari sospetti, o dei precisi "omaggi" (nel più virtuoso dei casi) che Kevin Williamson -il creatore di Dawson's Creek- ha voluto fare al bistrattato telefilm del dottorino?

domenica 18 maggio 2008

Pugni nello stomaco


E per rimanere nell'ambito di opere forti, crude e disturbanti, mi piacerebbe segnalare qui un libro che -seppure non abbia ancora letto- attendevo con una certa acquolina. Si tratta del secondo romanzo di Paola Barbato, sceneggiatrice arguta e poliedrica di Dylan Dog (del quale, a mio parere e non solo, ha sceneggiato le storie più belle e "letterarie" degli ultimi anni) nonchè scrittrice eccellente.
Il suo precedente BILICO mi ha letteralmente emozionato (cosa che non mi capita spesso con i thriller cartacei), ed ha avuto anche un buon successo di critica ed una discreta diffusione.
Questo nuovo lavoro, MANI NUDE, è uscito già da qualche settimana. Oltre ad essere stato ottimamente recensito, seppure in pochissime sedi, tratta di un tema (i combattimenti clandestini) particolarmente duro e reale, forse meno "di presa" del precedente ma -proprio per questo- ancor più meritevole di attenzione.

Non ho ancora potuto comprarlo, ma colmerò questa lacuna appena possibile.
Spero che lo facciano anche altri.


mercoledì 14 maggio 2008

Gomorra, Garrone e Servillo


Sono uno di quelli che finora non ha ancora letto l'importante ed avvincente GOMORRA. Non perchè non mi interessi o sia prevenuto, anzi. Semplicemente ho già una mezza dozzina di libri comprati (o regalatimi) con entusiasmo e in attesa di essere letti, e perciò ho preferito aspettare.
Chi se l'aspettava che avrebbero girato un film a tempi di record? Ma soprattutto -e qui la cosa per me sconvolgente- come si è riusciti ad evitare un cast patinato ed una regia televisiva e banalizzante optando invece per attori con la A (e tutte le altre lettere) maiuscole come Toni Servillo e un regista duro e "difficile" come Matteo Garrone? Da una parte sono piacevolmente stupito, dall'altra provo un lieve -e probabilmente infondato- timore che queste scelte cinematograficamente appropriate possano essere fraintese e non dare la giusta visibilità al film in questione (nonostante il traino che la scia del libro possa aver creato).
Una cosa simile l'avevo pensata riguardo il film IL MATTINO HA L'ORO IN BOCCA, per il quale la scelta del regista Francesco Patierno -dato il suo drammaticissimo e disturbante film d'esordio PATER FAMILIAS- mi aveva sorpreso nelle stesse due maniere. A torto, direi ora.
Speriamo che il successo di GOMORRA su pellicola eguagli -e perchè no, superi- quello del libro. Perchè date le premesse, credo che sarebbe un caso di audacia autoriale premiata piuttosto che solo un facile e prevedibile fenomeno commerciale.
Ma forse è il caso di riparlarne dopo aver visto il film.
Esce venerdì. E lo stesso giorno esce SUPERHERO, l'ennesima parodia demenziale americana sui film americani di successo (stavolta, quelli di supereroi).
Sarà dura scegliere...

martedì 13 maggio 2008

L'annosa questione del best of


E' uscito da poco il nuovo album di Daniele Silvestri, MONETINE, disponibile sia in edizione normale (2 cd) sia in edizione speciale (2cd + 1dvd).
In realtà, ci sono due riflessioni che mi fanno storcere il naso:
1) Che senso ha fare un best of così massiccio dopo solo due album di inediti dal precedente greatest hits del 2000? E' vero che ci sono in tutto 3 inediti (uno dei quali, proprio MONETINE, è in realtà il riadattamento di una sua vecchia canzone) e alcuni rifacimenti, però mi sembra ugualmente prematuro.
2) La cosa più importante: lo stesso Silvestri aveva detto, dopo l'uscita dell'album precedente (IL LATITANTE), che quello sarebbe stato l'ultimo suo album venduto sul supporto classico del cd. L'allusione era ovviamente ad altre modalità di vendita (e di fruizione, per i fan) via web. Mi ero segnato questa piccola notizia con un certo entusiasmo, perchè l'avevo preso come un segnale chiaro di cambiamento e di provocazione verso l'industria discografica attuale. Cosa devo pensare, ora? Che in quella dichiarazione si stesse riferendo al successivo album "di inediti", e non al successivo "in generale"? O che alla fine ancora una volta è mancato il coraggio (all'artista o all'industria) di tentare una strada nuova come hanno fatto i Radiohead?

Detto questo, il vero dramma è:
compro subito l'edizione a 2 dischi, o aspetto che vada in offerta l'edizione deluxe?

Si, è vero, POTREI sembrare un allocco del marketing, ma ho già tutti i suoi dischi...
E poi ci sono anche gli inediti, e qualche pezzo rifatto...
Per non parlare dei "contenuti virtuali" esclusivi!
E nel dvd chissà quante chicche...

lunedì 12 maggio 2008

Il dialogo "perso" della settimana


Ben: "Ti ha detto cosa dobbiamo fare?"
Locke: "Si."
Ben: "Allora?"
Locke: "Vuole che spostiamo l'isola".

Questa l'agognata indicazione fornita dal misterioso Jacob sul da farsi per sfuggire ai nuovi cattivi.

Siamo alla fine della puntata 4x11.

Credo di adorare e odiare Lost soprattutto per finali di puntata come questi...

sabato 10 maggio 2008

NON Maroni


NON mi sono ancora ripreso dall'idea che Maroni sia ministro degli Interni, e che magari questa volta ci resterà diversi anni. E leggendo questa notizia fresca fresca di sito (laRepubblica), NON so se i miei timori preconcetti su imminenti derive xenofobe e razziste saranno confermati oppure dissolti da iniziative effettivamente utili ed efficaci -magari portate avanti con toni un pò "sanguigni" ma NON concreti, per pensarla alla Berlusconi-.
NON nego che esista un problema di criminalità, e NON nego che ci sia bisogno di sicurezza e ordine, ma NON ho mai creduto che questi valori fossero esclusiva prerogativa della destra (soprattutto di quella estrema). E sicuramente NON è mai saggio (nè verosimile) demonizzare un'etnia per mascherare dei limiti gestionali o politici legati a fattori sociali endogeni.
NON ci resta che aspettare e guardare.
Bisogna essere positivi.
NON è così?

venerdì 9 maggio 2008

Il "concertino" del I Maggio


Sia a chi conosce già la divertente trasmissione radiofonica de "IL RUGGITO DEL CONIGLIO" di Dose e Presta, sia a chi non la conosce per niente (o quasi), consiglio di recuperare la bellissima puntata trasmessa l'1 Maggio. La si può scaricare legalmente direttamente dal sito del Podcast ufficiale dei Conigli. Dovrebbe essere disponibile ancora fino a domattina.

Si tratta di una puntata speciale, dove il bravissimo duo di Max Paiella e Attilio Di Giovanni si scatena con imitazioni di cantanti famosi che si cimentano -ironicamente- col tema del lavoro in un ipotetico concerto alternativo a quello ufficiale, sempre a piazza S. Giovanni ma a "Castiglion sul Bembo" :)

Quasi meglio dei loro ormai già quotatissimi "musical".

(Impressionante soprattutto l'imitazione di Piero Pelù: fateci caso!)

giovedì 8 maggio 2008

Solfrizzi... Chi era costui?


Prima ancora del suo passaggio alla scena nazionale, con fiction e pellicole più e meno impegnate (ma per lo più di successo), Emilio Solfrizzi è stato membro del mitico, esilarante e folcloristico duo comico TOTI & TATA. Chi, pugliese come me, è cresciuto con le loro trasmissioni e sit-com non può non provare un pò di nostalgia guardando questo video; a chi invece non lo ha mai visto, lascio la sopresa della scoperta...
Emilio! Tornerai mai alle tue origini, ogni tanto, per i tuoi conterranei che ti hanno tanto amato sulle loro tv locali fino a dieci anni fa?


Test linguistici


Fra le varie segnalazioni utili del sito Eurocultura, di recente ho scoperto (grazie alla mia onnisciente ragazza) alcuni siti per valutare la propria conoscenza di lingue straniere. Fra questi, mi hanno molto colpito i GOETHE TESTS: fra di essi è possibile davvero una vastissima gamma di combinazioni di test da una lingua ad un'altra, e per ciascuna categoria (ad esempio italiano-inglese) ci sono ben 200 test. Io ne ho provato qualcuno, e mi sono sembrati davvero interessanti. La difficoltà dei test è altalenante: a volte si ha l'impressione che la parola da inserire nello spazio bianco non sia quella più "difficile" da sapere rispetto ad altre presenti nella frase, altre volte ci si trova davanti ad espressioni e costrutti fortemente idiomatici. Ma credo sia anche normale.
Ad ogni modo, uno strumento utilissimo per praticare la lingua scritta. Qualunque essa sia.
Proverò a farne qualcuno in giapponese... Riuscirò a ottenere risultati non troppo disastrosi?

mercoledì 7 maggio 2008

Luglio 2008

Potrebbe essere uno dei migliori film tratti da (o ispirati a) un fumetto.
Speriamo bene...

La linea è tutto


Uno dei romanzi più interessanti che abbia letto in questi ultimi due anni è stato GLIFO di Percival Everett. Quando ne terminai la lettura mi ripromisi che, se mai avessi aperto un blog tutto mio, ne avrei parlato lì. Il plot è un mero pretesto narrativo: un bimbo di dieci mesi dal Q.I pari a 475 (un super-super-genio) divene oggetto di rapimenti a scopi bellici e governativi. La cosa veramente interessante del romanzo è tutto il resto. La scrittura, sebbene un pò compiaciuta (ricorda Baricco nei momenti di particolare "apnea", ma elevato al cubo) è intrigante, sofisticata e mai (mai) banale. La prosa, che per lo più esprime i pensieri del piccolo protagonista, è infarcita di riflessioni argute, assai ironiche e sofisticate, su discorsi di portata metafisica, linguistica e quant'altro. Le numerose note a piè pagina e i vari schemi concettuali presenti nel libro, pur facendo il verso ai saggi accademici, impreziosiscono molto l'economia totale del romanzo. E, oltre ad immaginari dialoghi e scambi epistolari fra scrittori-filosofi-musicisti di epoche diverse, ho trovato geniale la presenza -come personaggio- di Roland Barthes (un vero e proprio incubo per chi lo ha studiato in semiotica o in linguistica). I suoi contributi sono quelli che mi hanno fatto scompisciare di più.
Sperando di non fare una cosa completamente illegale, ne riporto giusto un frammento. Probabilmente anche uno dei più dissacranti, dato che si tratta di un estratto dal dialogo Dio - Roland:

"DIO: Roland, credi che sia stata una buona idea infilare il tuo pene nella vagina di quella specializzanda e muoverlo avanti e indietro?
BARTHES: Qualcuno doveva farlo. Il mio pene è un'estensione, non di me stesso, ma della significazione del mio significato, dei miei segni sulla pagina, che siano fatti da me mentre scrivo o mentre scarabocchio arbitrariamente. Sai, sono francese."

Come direbbero su ebay: CONSIGLIATISSIMO!!+++++++

martedì 6 maggio 2008

Un giorno avrò il coraggio...


...di scrivere un post dettagliato sulla funzione metanarrativa di Nick.
Senza quadrati semiotici e schemi attanziali, basterebbe una paginetta di esempi e qualche battuta (auto) ironica che ci ha regalato negli anni.
Perchè mi è venuto in mente questo? Perchè oggi, mentre il mio distratto zapping post-tg si è soffermato su Canale5, ho pensato:
"Lo sguardo attonito di Nick di fronte ad una tipica agnizione beautifulesca è diverso da quello degli altri personaggi: loro si intuisce che necessiteranno altri quattro mesi per rendersi davvero conto di quello che hanno sentito; lui invece ha capito subito, e spera fino all'ultimo che qualunque segno lo distolga dalla sua nuova consapevolezza".
Insomma: ha esattamente il problema contrario degli altri.
E basta molto meno per essere un mito.

"Così diciamo tutti"


Ieri ho visto una puntata della IV serie di Battlestar Galactica. Per quei pochi qui in Italia -nonchè all'estero- che conoscono questa serie, le prime tre stagioni sono state una vera esperienza mistica. Suona un pò strano dirlo, ma proprio una serie di fantascienza (forse in questo caso sarebbe più corretto dire space-fantasy) è entrata nel mio podio personale in quanto a realismo politico e introspezione dei personaggi.
Per la trama ed i personaggi rimando a Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Battlestar_Galactica_(2003)
La cosa che mi preme sottolineare è la componente "spirituale" della serie. Il nodo focale è la contrapposizione fra i Cylon -robot umanoidi avanzati che hanno piena consapevolezza di sè e una fede fortemente monoteista- e gli umani -politeisti e anche abbastanza superstiziosi-. Nel corso della serie i Cylon, da essere una semplice e delirante minaccia bellica, acquisiscono uno spessore ideologico ed emotivo che fa perdere alla serie qualunque velleità manichea -qualora l'avesse mai avuta- e costringe gli spettatori a riflessioni ed immedesimazioni difficilmente collocabili in un preciso ambito politico o religioso.
Notevole è anche il morboso rapporto reale-virtuale fra il controverso novello messia Gaius Baltar (codardo, opportunista e debole scienziato "destinato" a diventare molto di più nel corso della serie) e la provocante cylona stangona Caprica-6.
Varrebbe la pena incuriosirsi a questa serie anche solo per il loro bizzarro legame amoroso.
E per la faccia -e la bravura- mostruosa, sfatta e butterata dell'incommensurabile colonnello -poi ammiraglio- Bill Adamo (nella foto, è quello più a sinistra...E lì è venuto pure bene!).

lunedì 5 maggio 2008

Il nome è importante, ma il soprannome mica scherza!


Ed io il mio l'ho scelto ispirandomi ad uno dei miei fumetti preferiti.
Si tratta di JOHN DOE, partorito dalle fervide menti di Lorenzo Bartoli e Roberto Recchioni.
Oltre all'immancabile Wikipedia, per saperne di più su questa mitica serie segnalo il sito http://johndoeenc.altervista.org/disclaimer.htm
I punti forti di JOHN DOE sono -oltre ad un mix di riferimenti e citazioni mutuate da tutte le frange della cultura pop- alcune componenti del tutto inedite per una serie italiana formato "bonellide" da edicola:
1) Una struttura "per stagioni", come quella dei telefilm americani (circa 24 numeri per serie);
2) Una forte continuità nella trama in luogo delle solite storie autoconclusive e cronologicamente intercambiabili nel breve-medio termine;
3) Narrazione particolarmente adulta, sia nello stile che nel registro.
4) Copertine spettacolari e disegnatori poco convenzionali (nel bene e nel male);
Ma il fattore decisivo è senz'altro
5) LA TRAMA!

Per i curiosi: domani esce il numero 60, ma io consiglio in primo luogo il recupero dei primi numeri della serie. Esiste anche una ristampa trimestrale in balenotteri che raggruppano 3 numeri alla volta, ma anche quella è iniziata da un pò. Comunque, nulla che non si possa recuperare in fumetteria, ovvio...

Le notti dei pubblivori


Si è da poco conclusa -sul canale satellitare Cult- la prima stagione di una delle più interessanti serie tv del momento. Sto parlando di MAD MEN.
La serie, ambientata nel mondo dei pubblicitari americani di inizi anni '60, ha proprio il sapore della tradizione seriale della HBO. Ma stranamente, proprio la coraggiosa HBO -alla quale la serie era stata proposta inizialmente- non ha voluto produrla.
Un link utile per intuire trama e background è questo articolo della Stampa:

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/spettacoli/200803articoli/31074girata.asp

Posso solo aggiungere che spero vivamente questa serie non subisca il bistrattato destino de I SOPRANO (partoriti dallo stesso autore, Matthew Weiner) o di SIX FEET UNDER quando verrà trasmessa in chiaro.
A mio parere, i livelli di bravura raggiunti in questa serie da attori, sceneggiatori e costumisti -in primis- raggiungono vette che fino a qualche tempo fa appartenevano solo al cinema (o meglio, ad un certo tipo di cinema). E questo discorso vale per diverse altre serie tv di questi anni, che confido poter fare oggetto di qualche post futuro.

Qualcosa mi verrà in mente


Fino a qualche mese fa ero molto scettico sull'uso di un blog. Ora lo sono ancora di più, se è per questo, ma ho anche compreso alcune sue potenzialità.
Spero di fare un buon uso del mio.
Del resto sono appena al primo post, ho scarsa familiarità con questa interfaccia e avverto costantemente un -non infondato- timore che quello che sto scrivendo ora sparisca irrimediabilmente al prossimo refresh.
A presto.