mercoledì 24 febbraio 2010

Amen(ità)


Dal sito de La Repubblica, che rimanda ad un articolo della Gazzetta di Mantova:

Goito, l'asilo comunale accetta solo bambini cristiani

Il regolamento, proposto dal centrodestra, è stato approvato a maggioranza tra le proteste di tutta l'opposizione. In pratica per iscriversi occorre accerìttare una sorta di preambolo religioso. Il sindaco Anita Marchetti: "Nessuna violazione, il regolamento è un valore aggiunto"


(l'immagine è tratta dal film Essere e avere, non dal sito di Repubblica.
lo dico senza alcun intento ironico o satirico. è solo per il gusto della citazione)

venerdì 19 febbraio 2010

Visto che si parla tanto di scuola...


...quale momento migliore per parlare di AFTERSCHOOL?
Direi che, personalmente, è stata l'anteprima cinematografica più interessante delle ultime settimane.
Incollo qui sotto la relativa recensione scritta dal sottoscritto per Doppio Schermo:


AFTERSCHOOL

Il richiamo più immediato che una mente cinefila opera, nella visione di Afterschool, è quello – peraltro già ampiamente evidenziato da molti critici –all’Elephant di Gus Van Sant. Tuttavia c’è una differenza sostanziale, ancor prima che stilistica, tra le due opere. Mentre Elephant preparava il suo tragico epilogo attraverso quadretti di una quotidianità mortalmente noiosa e piani sequenza interminabili di camminate lungo i corridoi, tanto da far apparire la strage finale come una catarsi quasi necessaria per lo spettatore stesso, l’Afterschool di Antonio Campos (qui al suo primo lungometraggio) rende la morte violenta il fulcro centrale della propria storia anche in senso temporale, concentrando idealmente l’attenzione sulle premesse e sulle conseguenze dell’evento cruento e sottraendo quindi ed esso la valenza allegorica e liberatoria della sparatoria di Elephant.

Apprezzabile sia sul piano teorico che su quello pratico la messa fuori fuoco di contesti, ambienti e volti, nonché la scelta di far rimanere fuori campo spesso e volentieri personaggi e dialoghi per restituire il senso di alienazione ed iperbolizzare la tensione morbosa verso l’immagine in generale e la ripresa video in particolare. L’impressione che si ha è quella di assistere alla documentazione di una nuova forma di autismo mediatico, imperniato su un universo autoreferenziale e spersonalizzante in cui la ricerca di guizzi emotivi riesce a mettere sullo stesso piano di gradimento video di scenette amatoriali divertenti e filmati di morti in diretta o di pornografia estrema creduta reale.

Senza falsi moralismi ma con una punta forse di pretenziosità accademica in fondo perdonabile, si mostra - e dimostra- una generazione drogata, letteralmente e metaforicamente, ufficialmente ed ufficiosamente (i ragazzi che si riforniscono dal pusher teenager e/o che prendono i medicinali dall’ambulatorio).

Una nota di merito va alla scena finale, che raggiunge il culmine del suo climax angosciante in un quasi-paradosso angolare. L’equivalente - se è possibile - dell’atto onanistico reale del protagonista, già ripreso ed intuito più volte, trasposto figurativamente nell’ambito della sua ossessione filmica.



A proposito: ci andate regolarmente, su Doppio Schermo, dopo il post dedicato che scrissi ad Ottobre... VERO?


AGGIORNAMENTO:
Ho notato, nel weekend, che qualcuno ha lasciato addirittura un commento alla recensione (cosa che praticamente non capita quasi mai).
Peccato che non sia quel feedback gratificante - o perlomeno costruttivo - che qualunque recensore spererebbe di leggere...
Pazienza.
Ora però il mio dubbio, al di là del mero intento provocatorio o di sfogo, è: davvero la punteggiatura lì è così scandalosa?
Mah...


sabato 13 febbraio 2010

Primo stipendio


E di tutte le persone alle quali
avevo sempre promesso una cena,
rimangon solo allegoriche ali

e una patetica rima con pena.


(in foto, un'opera di Gregory Crewdson)

lunedì 8 febbraio 2010

AlLO STato attuale...


...mi è ancora difficile azzardare una tesi articolata.
La prima suggestione che mi è venuta in mente è decisamente una tesi "marvel". Ovvero così fumettosa da essere decisamente nerd. Quindi, forse, non così lontana da quella che si rivelerà la verità lostiana finale.

In soldoni, tale tesi consiste in ciò che segue.
----SPOILER!!!!!-----
Il piano ha funzionato (cosa che Juliet ha capito da un dettaglio colto in punto di morte) e quella dell'aereo è la realtà "ripristinata", diventata "ufficiale".
La chiameremo, la realtà in continuum.
Tuttavia quelli dell'isola, seppure rimasti fuori dal continuum, continuano a vivere la loro vita nella realtà diventata "alternativa". O più semplicemente, la loro realtà va fuori-continuum.
Questa, la conclusione.

Insomma, prendete HEROES. Ad un certo punto i protagonisti del presente incontrano i sè stessi (cattivi) di un futuro dove le cose sono andate male. Che siano i primi ad andare nel futuro o i secondi ad tornare nel presente, poco importa.
Ora: se nel presente dei nostri protagonisti morisse uno di loro cattivo del futuro, nella loro realtà non cambierebbe nulla ma in quel futuro - quand'anche fosse messo fuori continuum - quella persona non tornerebbe più. E le cose continuerebbero a svolgersi normalmente perchè quella realtà tecnicamente esiste ancora. Anche se non è detto che sia il futuro "allineato" col presente che conosciamo noi.

Stessa cosa varrebbe per LOST e i due filoni che sta portando avanti. La realtà dell'aereo affacciatasi nel nuovo inizione non è nè sogno, ne futuro, nè passato. O almeno, non ancora.
Quelle che si alternano sono due realtà alternative, una in continuum ed una no.
Per ora.


Nota finale:
Quanto sarebbe stato figo se il filone "alternativo" di loro sull'aereo si fosse rivelato, già alla fine del primo episodio, come qualcosa di mai avvenuto? Un sogno di Juliet morente, o anche semplicemente un sogno extradiegetico, come suggerito dal ralenty finale e dallo sguardo amareggiato e ben poco fiero di Locke che va via per ultimo con la sua ripristinata - in realtà mai perduta - invalidità.
Bellissima anche l'ambiguità iniziale della reazione di Jack, quando si coglie che è un pò spaesato e si insinua il dubbio nello spettatore che possa ricordare qualcosa. E che forse non è l'unico (vedi la battuta di Rose a Bernard appena tornato dalla toilette, o il feedback nervoso di Desmond in presenza del chirurgo).
Ma sarebbe stata ancora più bella se fosse rimasta sospesa, questa ambiguità. Seguendo la mia tesi marvelliana. Senza ulteriori dettagli e svelamenti.
Lo so: il doppio filone è una caratteristica costante di Lost, sia esso flashback che flashforward (o altro ancora). Ma, solo in questo caso, per una singola volta, avrei voluto vivere l'emozione di un tranello onirico. Tanto c'erano altre 17 puntate per cavalcare un secondo - e stavolta costante - percorso alternato.
Si, si, lo so, sono troppo esigente. LO STavo per dire io...



mercoledì 3 febbraio 2010

Avatrix


La faccio breve. Non mi dilungherò in una pseudorecensione nella quale parafrasare ciò che è stato detto in milioni di salse, sia in positivo (spettacolarità/futuro/metafore) che in negativo (piattezza della trama, lunghezza eccessiva, retorica).
Accennerò solo ad una suggestione precisa, che finora non mi è ancora capitato di leggere su riviste, siti o blog.
Riguarda il paragone con Matrix. Anche se qualcuno ha già avvicinato Avatar al capolavoro dei Wachowski, non mi è sembrato che abbia esplicitamente riconosciuto la natura antitetica di questo in fondo azzeccato paragone.

Ovvero:
- In Matrix, il protagonista "risvegliato", preso coscienza della estraneità del (proprio) corpo e del mondo conosciuti fino a quel momento, accetta la nuova realtà - per quanto meno bella - e rientra in Matrix solo a fini strumentali.
- In Avatar, il protagonista "addormentato", conosciuto un universo ed un (nuovo e proprio) corpo con incredibili abilità - esattamente come il Neo in Matrix dopo il risveglio e molti insegnamenti -, accetta Pandora come la sua nuova realtà e rifugge il suo mondo originario.

Certo, detta così è semplicistica. In realtà, Pandora non è un sogno iperstrutturato. E la condizione avatarica del corpo di Jake Sully è stata creata coscientemente dall'uomo, non imposta da un complotto di robot ad una umanità ignara e dormiente. Giusto per dirne qualcuna.
Però, la suggestione cinefila "da bar" che mi era venuta in mente subito dopo la visione del polpettone tridimensionale è stata questa.

A proposito di suggestioni virgolettate come sopra.
Che ne dite di:
"Eravamo 4-D al bar..."?