domenica 30 maggio 2010

Gazzè coast to coast


Io adoro Max Gazzè.
In realtà lo preferivo di gran lunga quando cantava i testi scritti dal fratello Francesco. Ma anche adesso che a scriverli è un tale G. Santucci (che spesso si abbandona a coriandoli di cielo, manciate di spuma di mare, lacerti antropici e capogiri di gabbiani) non ho smesso di seguirlo con passione.
Senza dubbio, il suo merito principale è che ha cantato di tutto, toccando i temi più svariati e nelle chiavi più ironicamente folli.
Ecco, giusto per fare qualche esempio, alcuni oggetti della sua attenzione canora.


Lo Zucchero filato:


Zucchero filato attorno a stecchi di bambù
assapora l'assenzio della vendetta.
Tagliuzzato e ridotto a dolciume a brandelli,
nessuno è accorso per salvare l'atrocità.
L'incubo circolare si sviluppa pacato
dentro l'orribile pentola adatta a rifrullo
dell'arcigno personaggio muffa e luna park,
e già qualcuno sospetta che è finita.

( Due apparecchi cosmici per la trasformazione del cibo, 1998 )


La Religione:

Quel che fa paura
come un battesimo bianco
consumato nel fango
come una cresima dal sapor di buco nero

e di notti ammazzate gridando

"Non aver paura,
non aver paura"

( Quel che fa paura, 1995 )


Le corde della chitarra:

Povere vecchie sbandate
perse nella mia chitarra,
percorsi paralleli di comune accordo
in cerca di suoni speciali.
Attenzione attenzione:

vi presento il numero
delle corde musicali.

( Preferisco così, 2000 )


Le profondità siderali:

Base terra qui tranquillità
anche se le gambe tremano
d'emozione e di quella paura
che un uomo coraggioso come me

non dovrebbe mai tradire.

Ma se verrà il momento di raccontare tutto

non saprò spiegarvi questo forte silenzio.

Non saprò spiegarvi
questo forte silenzio.

( Questo forte silenzio, 2001 )


La polvere:

Conosciamo rotazioni e gravità,
prevediamo pure orbite impossibili
e di tutti quei misteri imperscrutabili
è rimasto quello della polvere
che fa la terra
se cade in terra
diventa terra
e resta terra
.
( Il mistero della polvere, 2008 )



E infine, last but not least:

I Teletubbies:

Quattro pupazzi con testa ad antenna
e la pancia col televisore
gestiti e cresciuti da un aspirapolvere
mangiano schiume di ogni colore
.


( Storie crudeli - Non c'è ragione per raccontare, 2010 )

mercoledì 26 maggio 2010

Credevo di odiare i gatti.


Mi sbagliavo.
Del resto, non è la prima volta.

All'inizio la tentazione di cacciarla dal tavolo della cucina per poterci fare colazione mi era venuta. Ma in fondo, il tavolo del salone è più bello.
E poi: voi avreste il coraggio di interrompere cotanta riflessione metafisica mattutina?

giovedì 20 maggio 2010

Capitolìadi


Uhm. Vediamo.
La bacheca. La cittadella.
Una stanza. Quella stanza.

Un cavo LAN. Un cavo LAN di 10 metri.

Il latte fuori dal frigo. Un amico. Poche amiche. La febbre virtuale.
Un palco. Gli studi di registrazione. La registrazione degli studi. La voce. Le lingue. Il cibo. Il calice di fuoco. Il calice d'oro. I bimbi molesti. Il bimby modesto. Il quartiere africano. Il ghetto ebraico. Lo Zodiaco locale. L'oroscopo Internazionale. I poster. Un posto. Due posti.
Tre posti.

La galleria Sordi. La vecchia sorda. I cani. Gli scarafaggi. La luce. La pioggia. L'odore del Tufello. Alla fiera der Tufello. Piazza Fiume. Il lungofiume. Le pannocchie sul ponte. Le parrocchie sul monte. Trastevere affollata. Trastevere svuotata. La piazzetta rotonda. La piazza quadrata. La granita sempre più cara. Il granitico sempre più caro.

I mezzi pubblici. In mezzo al pubblico. Roma città aperta. ATAC di merda. Il notturno da Termini. La notte che termina. I pazzi sul bus. I pazzi per strada. Le strade da pazzi. Varchi attivi. Varchi spaziotemporali. La tangenziale per San Giovanni. Il tram per San Lorenzo. Vie di santi e papi. Via, santi e papi! Il kebbabbaro di fiducia. Le patate cacio e pepe. Le insalatone di pasta. Le insalatone e basta. Le lezioni incrociate. Gli incroci a lezione. La tesi di laurea. La tesi degli altri. Gli altri tesi.

La morte. La morte. L'amore. La morte dell'amore. L'amore dell'amore. La morte dell'amore dell'amore. La morte della morte dell'amore.
E tutte le varianti possibili, direttamente dal catalogo a casa vostra.

Vabbè, il Colosseo di notte.
E la gricia. E la porchetta di Ariccia.
E il mitologico kebab ad Arco di Travertino. Semmai riuscirò a provarlo.

martedì 18 maggio 2010

Mediaset porta La 5a


Approda sul digitale terrestre La5, canale tematico di Mediaset dedicato al pubblico femminile.

Programmi dedicati alla cura della casa. Alla cura del corpo. Alla cura della gastronomia. Alla cura della moda. Alla cura dei sentimenti. Alla cura delle veline.

Insomma. Più che un canale, una vera e propria medicina.

Ancora non ci è dato sapere se e quando partiranno gli abbonamenti MEDIASET IKEA PREMIUM.

Nel frattempo, le donne di tutto il paese stanno già mostrando tutta la propria gratitudine piagnucolando, strappandosi i capelli e andando in bagno in gruppo.

sabato 15 maggio 2010

Data stellare 15.05.2010, ore 02:03 am


Star Trek The Next Generation, stagione V, episodio 25. Nella foto, una commovente scena chiave.

La mia avventura nell'Enterprise riprende da qui.

Per andare là, dove nessun uomo è mai giunto prima.


lunedì 10 maggio 2010

Semiotica della Morte (o anche: sull'Azzardo del Crocifisso Pop)

Nonostante il mio ateismo indiscusso, credo che qualcosa delle mie radici cristiane abbia fortemente influenzato la creazione e l'eternazione dei miei miti personali, per lo più a livello iconografico.
Nel mio universo autoreferenziale, molti personaggi - seriali e non - sono per me sintetizzati simbolicamente da singole immagini che ne cosituiscono in qualche modo un logo funereo, una locandina drammatica. Azzardando un paragone rispettoso, l'equivalente di un crocifisso pop.

Il gioviale e ironico Spiderman del fumetto, nonostante le dozzine di vignette famose e replicate che lo hanno meglio rappresentato, è per me legato a singoli momenti grafici che lo immortalano nel culto di una persona morta. Lo zio Ben, certo. Ma, in primis, la sua prima e mai dimenticata ragazza Gwen Stacy (quanta potenza in quel tremendo
"SNAP", precursore della tragedia imminente?).

Stessa cosa per Daredevil, di solito ricordato nel suo abbraccio alla croce di pietra della tomba di Elektra. O in chiesa, con in braccio una Karen Page appena uccisa dalla sua nemesi di sempre.

Scene - anche queste - ricordate, citate, serigrafate all'infinito come vere e proprie opere d'arte.

Anche il mio amato e ricorrente Maison Ikkoku è in qualche modo legato a questo filo, dato che spesso le immagini che vengono utilizzate per richiamare la protagonista in poster e locandine sono legate al culto del defunto marito: l'abito nero a lutto, l'incenso, i ciliegi in fiore a malinconica cornice dei ricordi del suo primo amore.

Questo vale in realtà per molti altri contesti. Dallas assurto a mito (pur non avendolo mai visto) solo per una pratica resurrezione da doccia. Rat-man che rapisce definitivamente i lettori, negli esordi, quando l'amore della sua vita gli scivola dalle dita come liquame. Dylan Dog che vaga disperato alla ricerca di una donna che sa di amare ma che non ha mai visto - Morgana -, o che trascorre le ultime oniriche ore della sua morente ex ne Il Lungo Addio. O che rivive la morte del dolcissimo Johnny Freak, o della moglie - per poco - Lillie Connolly.

Tutto ciò sempre tralasciando i film, dove questo discorso non si potrebbe fare se non spoilerando molti di essi ed addentrandosi in analisi critiche già ampiamente elaborate.

La morte ha sempre dato dignità, serietà e spessore alle storie. Sia nella finzione come nella realtà. E credo che il punto sia proprio questo.
Nei prodotti di lunga serialità - categoria nella quale il Cristianesimo credo rientri magistralmente - mi sono scoperto affascinato da questa semiologia luttuosa, preferendola a quella più solare e patinata usata di solito a fini promozionali e commerciali.
Come succede per molti cristiani, anche io ho sviluppato - ogni volta in maniera diversa - un singolare culto legato ad una morte eccellente. Ed anche per i personaggi colpiti dalla perdita, le immagini di quelle morti sono delle ossessioni ricorrenti, un continuo monito per non dimenticare i propri doveri, le proprie responsabilità e finanche le proprie colpe.

Dove sta quindi la differenza sostanziale?
Che nè Spiderman nè Daredevil pensano di aver ucciso il figlio di Dio, e di doversi far perdonare qualcosa che non hanno commesso.
E direi che questo cambia completamente la prospettiva.

giovedì 6 maggio 2010

I'm Here. O dello splendore di un idillio sintetico.


Ecco la cosa più bella che mi sia capitato di vedere su uno schermo che non fosse un film, un cartone animato o una serie.
I'm Here del bravissimo Spike Jonze (regista del recente Nel paese delle creature selvagge, che ho amato) è un mediometraggio di 29 minuti circa.
Purtroppo non esiste ancora una versione sottotitolata in italiano, ma è facile trovarlo in streaming - anche sul bellissimo sito ufficiale - o in download diretto, in lingua originale. Sono tuttavia riuscito a trovare una versione sottotitolata in spagnolo da scaricare direttamente, che può essere comunque d'aiuto.
Di parlare parlano, ma per chi mastica un pò di inglese dovrebbe essere possibile comprendere per lo meno "il grosso" dei dialoghi. E poi, anche se si perdesse il significato di alcune frasi - fosse anche la metà -, davvero non è così grave. Il senso della storia rimane intatto, e la forza delle sequenze, delle singole immagini - perfino della colonna sonora - non perde di un solo grammo la sua intensità.

Sulla trama non dirò nulla. Rimando direttamente al trailer ufficiale, qui sotto.
Guardatelo. Non chiedo altro.



domenica 2 maggio 2010

Giangidoe in Fumo


Inizia da questo mese la mia collaborazione con la rivista Fumo di China, appuntamento fisso - nonchè autorevole - per gli appassionati di fumetti.
La mia recensione sulle mitiche Tartarughe Ninja è a pagina 29.
Che emozione, gente.

E questo è il secondo post che inizia col mio nome.
Ma giuro che riserverò la terza persona solo agli stati di Facebook. Solo per una questione di concordanze, eh.