giovedì 30 luglio 2009

Lascia ch'io pianga (mi cruda suerte)


Non che io mi metta appositamente a spiare ed origliare le scenate amorose plateali in cui talvolta capita di imbattersi camminando per strada, o anche solo affacciandosi semplicemente alla finestra, o perfino mentre si legge comodamente nella propria camera e urla vicine sdoganano la piazzata del giorno nelle proprie mura. Ma è innegabile che la mia curiositá verso gli esseri umani – nonchè le dinamiche interpersonali in generale - prendono talvolta il sopravvento, spingendomi a prestare attenzione soprattutto alla struttura ed ai meccanismi del dramma improvvisato.
Forte quindi è stata la frustrazione quando ieri, in terra straniera, mentre una semipiangente bellezza andalusa stava imprecando, per mezzo di un quasi anacronistico telefono pubblico a gettoni (ah, da quanto non sentivo quello scoscio metallico accompagnare una conversazione) contro un destinatario con tutta probabilitá maschio, io rimanevo lì impotente a constatare la mia pressochè totale incapacitá traduttiva del momento. E mi immaginavo, forse anche per il tremendo caldo frastornante del pomeriggio sivigliano, una conclusione alleniana (o semplicemente dawsonscreekiana) che si prospettava decisamente fuori tono dati i precedenti sviluppi comunicativi.
La prima cosa che mi è saltata in mente è stata il prevedibile e un pó patetico classico di lui. E la seconda è stata il ventaglietto tripartito (almeno per il momento) di zaffate acide di lei. Il che in realtá è strano, perchè l'ispanica telefonante che mi ha ispirato questo teatrino mentale non rientrava affatto nel profilo da me fantasticato.
E la cosa ironica è che quando assisto a scene simili - a prescindere dal loro spessore reale - la mia reazione fantastica vira sempre sulla tragedia minimalista e sulla lacerazione psicologica, a scapito del piú salvifico cinismo del caso.
Comunque:

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Patetico: “Ti prego, non farlo… Sai che io non posso vivere senza di te...”
Esasperata:
1) "Ironico: io ho esattamente il problema opposto".
2) "Non ho capito se era una domanda. E nel caso, se dovesse sembrare retorica o no".
3) "Mi preghi... Umpf.... Ti ricordi quello che hai sempre detto della religione?"
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lunedì 27 luglio 2009

Spagna resoconto 4: Speciale Cinema


Dopo aver guardato, come prefissato, Harry potter y el prìncipo mestizo doppiato in spagnolo - la cui comprensione è stata abbastanza soddisfacente anche per la mia pregressa conoscenza del romanzo originale - mi ero ripromesso di vedere pure qualcosa di spagnolo spagnolo, per capire quale fosse il mio grado di comprensione della lingua reale. Quella colloquiale ed in presa diretta, e non la versione pulita e ben scandita del seppure ispanico doppiaggio.
La nostra giovane profesora del corso di spagnolo ci aveva segnalato, in tal senso, una sit-com spagnola molto quotata e divertente: tale AIDA (foto a destra). Dopo aver cominciato a guardare il primo episodio sul provvidenziale Youtube, avevo desistito. Anche se la comprensione del senso generale e di buona parte dei dialoghi non era del tutto scoraggiante, per un amante delle sfumature e dei giochi di parole come me la visione era decisamente prematura.
Non contento, mi sono informato sulle proposte cinematografiche della città, soprattutto quelle sottotitolate. Mi sono letteralmente brillati gli occhi quando ho scoperto che un film argentino appena approdato in sala - e che dal trailer sembrava molto carino -, UN NOVIO PARA MI MUJER (foto a sinistra), in un cinema veniva proiettato con i sottotitoli. Anche se non era specificata la lingua, dando per scontato che potessero essere alla peggio in inglese, oggi pomeriggio mi sono fiondato a vederlo.
Pago il biglietto, entro nella Sala 2, mi siedo, mi godo alcuni trailer (uno in particolare, ma poi ne parliamo), e attendo lo spegnimento delle luci e l'inizio del film. Primi secondi senza dialoghi. Dopodichè iniziano a parlare. E niente sottotitoli. Penso, vabbè, magari partono fra un pò, ma nulla. Cerco coraggiosamente di simulare disinvoltura e di godermi lo spettacolo concentrando al massimo le mie capacità traduttive, ma proprio non riesco a non contorcermi sulla poltrona: la protagonista parla troppo velocemente, e anche se capisco il senso generale mi sembra - come al solito - di star buttando via la visione. Al che mi alzo di scatto ed esco dalla sala (cosa che non avevo mai fatto prima d'ora), vado dai bigliettai a chiedere spiegazioni e loro mi rispondono candidamente che non è bene fidarsi di un sito qualunque per informarsi sugli spettacoli, e che loro i film sottotitolati ce li hanno, ma solo quando non sono GIA' in spagnolo, ovviamente. Non che la cosa non mi fosse sembrata strana, ma insomma, quel sito aveva anche la funzione di acquisto on-line del biglietto: come potevo non fidarmi?
Al che gli chiedo con l'aria da cane bastonato se posso andare a vedere un altro film che fanno lì, giapponese e sottotitolato per davvero, e che tra l'altro già volevo vedere da almeno una decina di giorni. Loro acconsentono, e così mi faccio un giro di un paio d'ore in attesa dell'inizio dello spettacolo successivo.

Il film nipponico in questione si chiama OKURIBITO
(in spagnolo DESPEDIDAS), ed è tra l'altro il vincitore dell'ultimo Oscar come miglior film in lingua straniera. Si tratta di un film davvero carino e dalla trama molto semplice: un musicista perde il lavoro a causa dello scioglimento della sua orchestra, e trova un'occupazione in una ditta di pompe funebri; all'inizio, per vergogna, dice alla moglie di aver trovato un nuovo lavoro in un'agenzia che organizza "eventi", ma poi la verità viene a galla e inizia una riflessione abbastanza delicata sul tabù della morte e sulla opportunità sociale di averci a che fare tutti i giorni.
Nonostante alcune melensaggini e allegorie un pò troppo prevedibili - nonchè un uso della musica un tantino ridondante - questa pellicola si è rivelata una bella sorpresa, e spero che anche in Italia possa avere un qualche tipo di visibilità.
E la cosa bella - almeno per me - è che, oltre ai preziosi e semplici sottotitoli, ho colto anche diverse frasi dell'originale giapponese.

Nell'intervallo fra la prima visione abortita e la seconda andata in porto, mi sono recato al fresco condizionato dell'arcinota ed onnipresente catena El Corte Inglès. Qui ho cominciato a scartabellare una cesta di dvd in offerta (4,95 €) in cerca di un'ispirazione, o meglio di un film che potesse valer la pena comprare per godersi in versione doppiata in spagnolo e vagliare (sempre quello è il fine) il livello di comprensione attuale. Ma perchè l'acquisto potesse essere decisivo, mi ero posto come improbabile condizione che ci fossero anche audio e sottotitoli italiani. Già l'altra volta avevo dato un'occhiata ai dvd più e meno recenti, e mi ero reso conto che le uniche edizioni che avevano l'audio italiano erano i film di Bud Spencer e di Montalbano.
Questa volta però mi sono concesso solo una possibilità: o la va o la spacca. O questo, o niente. Il colpo d'occhio è stato improvviso e spiazzante, e non poteva esserci un secondo candidato.
Ho preso in mano la mia scelta e ho guardato sul retro. E lì, mi si è aperto un incredulo sorriso alla Jocker. Ma tu pensa un pò, què suerte!
Ed ecco qui il mio acquisto. Spero che Tuiti possa apprezzare:


Per concludere, come accennato prima in parentesi, posso dire di aver visto un trailer molto interessante. Anzi, direi tranquillamente spettacolare. L'ho visto entrambe le volte che sono andato al cinema, ed entrambe le volte mi è venuta la pelle d'oca.
Resta solo da capire se lo vedrò qui o al mio ritorno:



mercoledì 22 luglio 2009

Dubbi di carta, risposte di fumo


Sarà il clima estivo a farmi prediligere il post puntato e/o il tema fumettistico, ma non posso che seguire il mio estemporaneo istinto ed esternare alcuni dubbi piú e meno decennali che attanagliano la mia ingenuità di lettore di fumetti. In particolare:
1) Diabolik ha mai progettato un furto colossale in una Chiesa? E se no, perchè? Anni di ammazzamenti e corna - con progressive sebbene delicate battute a sfondo sessuale - e un confronto allegorico (UNO solo) così manicheo e viscerale è ancora improponibile?
Inoltre: perchè, una volta per tutte, non fanno intervenire l'ESERCITO a risolvere il problema Diabolik? Una volta Ginko aveva anche minacciato questa possibilità, ma non mi sembra sia mai stata messa in atto.
2) Perchè in Spagna (tanto per parlare di esperienze contemporanee) quasi tutte le testate Marvel si vendono in albi singoli mentre in Italia si è optato per riviste contenitrici "eterogenee" - giusto per essere gentili - e talvolta improbabili? Per quale motivo i sostenitori ispanici di Devil non devono intonare cori da stadio contro gli Hulkisti in una convivenza perennemente asimmetrica e frustrante, mentre quelli italiani sono costretti a (mal)sopportare questa maledizione da anni?
3) Ma quanti anni solari ha realmente vissuto John Doe?
4) E' possibile che in 275 numeri regolari di Dylan Dog non sia mai stato ritenuto opportuno inserire nel titolo dell'albo il nome di qualche comprimario, anche solo del povero Groucho? Persino lo stesso protagonista non è stato mai citato in un titolo inedito nemmeno una volta - eccetto che nel celebrativo numero 100 - in quasi un quarto di secolo. E nessun comprimario è mai apparso in una copertina, eccezion fatta per il celebrativo numero 200. Perchè, in fondo, una scelta del genere?
5) La presentazione di Svarzenegger, nella pagina iniziale dei personaggi di Rat-man, recita testualmente:
è il cane di Brakko. Che dite? "E allora?" Vedrete, vedrete...

E sono anni che mi chiedo: ma quanti anni devo aspettare, ancora, per vedere?
6) Perchè sospesero Gregory Hunter così presto? Non potevano aspettare un altro pò? Mi piaceva molto. E tempo fa lessi che ne stavano addirittura relizzando un film animato...
7) ...ma sarà poi vero?



lunedì 20 luglio 2009

In mezzo come il Giovedì


Qui in Spagna c'è una rivista che farebbe la mia felicitá in Italia. Si chiama EL JUEVES, e il suo sottotitolo è "la revista que sale los miércoles".
Come è intuibile giá da questa prima informazione, si tratta di una pubblicazione settimanale di stampo satirico. La cosa peró che ha attirato la mia attenzione è stato scoprire che, salvo un paio di rubriche, tutti i contributi sono a fumetti. Insomma: pagine e pagine di tavole disegnate, dagli stili diversi e per lo più stilizzati (in piena tradizione striscia), con dissacranti satire sociali e politiche ed una boccacesca propensione alla esplicitezza sessuale. Leggere vignette al vetriolo sulla biografia alternativa di JackO - con battute esilaranti e scorrette sulle sue idiosincrasie e tendenze sessuali socialmente inaccettabili - o altrettanto irriverenti cattiverie su personalitá politiche e religiose della freschissima attualitá potrebbe avvicinare questo settimanale al nostro VERNACOLIERE. Tuttavia il carattere del Jueves è innegabilmente nazionale, e la sua cadenza settimanale mi suggerisce che il suo pubblico sia particolarmente consistente. Inoltre le sue dimensioni e la sua impaginazione spillata (nonchè la grafica di copertina) lo fa sembrare elegante ed autorevole, tanto che ad una prima occhiata il suo titolo bianco su fascia blu di questa settimana mi aveva addirittura rimandato inconsciamente a INTERNAZIONALE.
Per chi non lo conoscesse e fosse curioso, questo è il suo sito internet.
Per chi non lo conoscesse e non fosse neanche curioso, ecco un link a tradimento che rimanda comunque al sito.
Bisogna ser listos, quando si vuole promuovere qualcosa.

mercoledì 15 luglio 2009

Io sono QUI - con tutto il mio entusiasmo - (Spagna Resoconto 3)


Bene, passiamo ad alcune veritá che é il caso di esternare sulla Spagna. O comunque sul suo Sud. O per lo meno, su Siviglia. Io useró solo un generico “qui”: voi poi traete le conclusioni che credete, in base alle vostre interpretazioni più e meno estensive.

1) La gente qui NON è ubriaca tutto il giorno. E quando beve, non inizia a farlo il pomeriggio, come nei paesi del nord (l’Irlanda in primis). Finora ho visto ubriacarsi molti più stranieri che spagnoli, a dirla tutta.

2) A dispetto della nostra fama di tombeur de femmes, gli italiani sono assolutamente BOICOTTATI dalle donzelle autoctone. I luoghi comuni su di noi qui sono nefasti: siamo farfalloni, svogliati, gelosi, ubriaconi (??), inaffidabili. E sfido chi non ha pensato, fra voi maschietti, di poter avere più chance qui proprio perchè convinto che queste caratteristiche si confacessero più alla mascolinitá locale...

3) Strettamente legata al punto precedente, c’è un’altra triste constatazione: gli italiani qui non li puó vedere NESSUNO. O quasi. Credo per un’estensione onnicomprensiva e transessuale dei preconcetti precedenti. Lo si vede sia nei locali, sia al lavoro, sia per strada, e se ne ha conferma anche dai numerosi stranieri che vivono qui e meglio di altri percepiscono i pregiudizi nazionali verso turisti ed immigrati.

4) Non è vero che gli spagnoli sono in media piú GRASSI degli italiani. È vero che, soprattutto in locali e ristoranti, l’uso di salse e di olio in quantitá oceaniche è la prassi, ma è anche vero che gli spagnoli riescono in genere a mangiare bene e gestire la propria dieta. Ma soprattutto – e tenetevi forte – qui ritengono la cucina italiana assai ripetitiva (“siempre pasta, pasta, pasta, pizza, pasta...”), e quella spagnola al contrario piú varia e completa. Non so se anche “sana”. Su questo non hanno avuto il coraggio di esprimersi.

5) Non é neanche vero che qui lavorano MENO di noi, come ogni tanto si sente vociferare. Sia in azienda che negli esercizi, gli orari sono pressoché identici a quelli del sud italia. Certo, per quelli che ancora avallano la retorica secolare della svogliatezza ed inoperositá dei vari sud del mondo, questo mio paragone non avrá alcun altro effetto che la conferma delle proprie tesi.


Bene, direi che per questa volta puó anche bastare. ¿No?



domenica 12 luglio 2009

Dal barbiere di Siviglia?? Mmmm


E' ancora presto per fare un bilancio di tutto ciò che ho intenzione di fare qui nella città del flamenco (e suoi dintorni). Posso azzardare però un breve elenco di cose che mi aspettano al mio rientro e che non tarderò a recuperare:

1) La versione italiana di HARRY POTTER E IL PRINCIPE MEZZOSANGUE. Non perchè guardare il film in lingua spagnola mi spaventi. Ho letto anche il libro, e fra le reminiscenze letterarie e la mia decente comprensione dell'idioma ispanico, dovrei riuscire a godermi comunque gli sviluppi della trama.
E' che i film del maghetto in italiano sono ormai un'antica ed irrinunciabile tradizione.
E poi, francamente, HARRY POTTER Y EL PRINCIPE MESTIZO - come si dice a Roma - nun se pò ssenti'.


2) Tutti i fumetti della mia lista, in particolare il romanzo di DEATH NOTE. E, lo ammetto, le testate Marvel. Giusto per constatare le ennesime sconvolgenti novità che ogni anno qualche mega-evento promette e raramente mantiene.

3) Il secondo romanzo di Sherlock Holmes, rimasto interrotto a pagina 34 nel Mammuttone giallo da tre chili della Newton Compton parcheggiato sul mio comodino.

4) Le nuove puntate di tutte le serie che ho sospeso, soprattutto l'ultima della seconda stagione di THE BIG BANG THEORY. Oltre, ovviamente, ai film più degni di nota (ma in questo caso dovrei rimandare al punto 1).

5) Infine, ultimo ma più importante, il nuovo libro della mitica Giustina, in uscita a settembre per Morellini ed intitolato COME IMPARARE A DIRE DI NO... E VIVERE MEGLIO. Che già dal titolo mi ispira moltissimo.
E se sarà fresco e geniale anche solo la metà di 101 MOTIVI PER NON SMETTERE DI AMARE BEAUTIFUL, sarà una spesa più che meritata. O un regalo...


Oddio, ce ne sarebbe anche un altra, di cosa da fare subito al rientro. Ma a questo punto, lascerò che una vostra semplice analisi del titolo completi la lista...

PS: in uno dei punti elencati c'è un elemento impossibile... sapreste dirmi qual'è?

giovedì 9 luglio 2009

Fasce scoperte


Per un appassionato di cinema, fumetti, musica o qualunque altro ambito culturale e non, quelle che io - forse impropriamente - chiamo fasce scoperte sono un pò delle inspiegabili anomalie.
Con questo appellativo io indico tutti quei generi e sottogeneri che si è avuto modo di conoscere (e magari anche apprezzare) ma che, per motivi economici o di pigrizia più che per pregiudizio, si è tacitamente deciso di non approfondire e coltivare.
Ad esempio, le mie principali fasce scoperte in ambito cinematografico sono il western, il poliziesco ed il poliziottesco, il melò, i film di guerra, la commedia all'italiana. Ok, in alcuni casi il pregiudizio c'è o c'è stato, ma ad un certo punto sono rimasti (quasi) solo i motivi precedenti.
In ambito musicale, invece, posso nominare la lirica, l'opera e la classica, come casi eclatanti.
Ovviamente, in ogni campo, non valgono quei generi che già si è avuto modo di conoscere ma che si è deciso - anche in tempi brevi - di scartare per motivi di scarsa affinità emotiva: ad esempio, continuo a non amare l'hip hop o il death metal nonostante abbia avuto modo di ascoltarli varie volte.
L'ambito che più mi premeva analizzare era però quello fumettistico. Qui il discorso si complica un pò, perchè al genere trattato si aggiunge in modo assai più preponderante la variabile tipologica. Ad esempio, posso dire che nei miei 15 anni di fruizione fumettistica ho letto gli albi mensili bonellidi (tipo Dylan Dog, per intenderci), i manga, varie testate americane, graphic novel, settimanali per bambini (molto più Tiramolla che Topolino), storie brevi, strisce, fumetti on-line, ecc.
Ora, di tutte queste esperienze, le uniche che ho fatto solo sporadicamente e delle quali sento la mancanza nella mia attuale carriera di lettore riguardano l'ambito degli episodi brevi e quello ancor più ricco del fumetto a strisce.
In Italia, le riviste che coprono questi due ambiti sono molto poche. I due principali settimanali che propongono storie autoconclusive brevi o episodi brevi di saghe più lunghe sono LANCIOSTORY e SKORPIO. Per quanto riguarda invece il fumetto a strip, credo che l'unico contenitore sia l'ottimo e storico LINUS.
Tuttavia, devo ammettere che LINUS mi è sempre mancato di più di un eventuale Skorpio o Lanciostory. Sarà il suo formato, le penne e gli autori che ospita, la tipologia della rivista, la genialità della sintesti che molte delle sue strisce hanno, ma guardarlo ogni mese in edicola e pensare che non facesse parte dei miei acquisti regolari mi dava un vago senso di disagio.
Ora, per fortuna, questo disagio sarà più tenue. Riguarderà al massimo alcune tranche di arretrati, ma potrà essere gestito per il futuro. La mia provvidenziale metà mi ha regalato un abbonamento annuale.
La carta in casa è destinata ad aumentare esponenzialmente, non c'è verso di invertire la tendenza.
E un altro tunnel senza uscita è stato così imboccato.
Una vera e propria droga a strisce. Sottovalutata ma sicuramente assai più benefica delle sue colleghe.

domenica 5 luglio 2009

Quattro minuti - o del Paradosso dell'Anagramma (Spagna Resoconto 2)


Dicevo, quattro minuti. Anche meno, in realtà. Uno per ogni breve aneddoto di questo post, ciascuno dei quali a sua volta titolato.

1) COSE TURCHE
Qui a Siviglia, a ognuno dei ragazzi del nostro gruppo è stata assegnata una stanza in appartamenti misti, e ci siamo così trovati a conoscere altri studenti e lavoratori stranieri di tutte le nazionalità. Il problema è che, nonostante lo spagnolo dovesse essere la lingua veicolare, alcuni degli inquilini non ne spiccicano nemmeno una parola.
In particolare, in una di queste case ci sono tre ragazzi turchi che parlano a malapena un pochino inglese. E i loro nomi, per lo più indecifrabili alle nostre orecchie terrone, sono stati i primi elementi culturali ad essere approssimati. Con una dinamica immediata e geniale, opera di un Brillante Pragmatico (BP) del nostro gruppo.

Il dialogo (parafrasando...):
BP: "Tu como te iamas?"
A: "zb%&ç@"
BP: "Mmmmm..."
A: "It's a religious fiesta..."
BP: "Ah, occhei: PASQUALE. E tu invece, como te iamas?"
B: "M$%&m".
BP: "Mmmmm, Makm, Mukm... Emme, Emme... Vabbè: MIMMO. Ragazzi, loro da oggi per noi sono Pasquale e Mimmo".


2) NOTTI BIANCHE (come la ceramica)
E' divertente come un tema possa far da filo condutto ad una nottata.
Una delle prime sere, per rompere il proverbiale ghiaccio del neo-gruppone, si è affrontato il tema "serate goliardiche": ubriacature, vomitate e amnesie del giorno dopo. E uno dei racconti più ricchi di particolari divertenti è stato quello di un un altrettanto proverbiale addormentamento sulla tazza del water dopo varie tranche di rimettimenti. Quella stessa sera, siamo andati tutti in un arcinoto locale della città dove suonano il flamenco. E lì, persa tra i vapori dell'alcol e dalla magia della musica, una coppia di autoctoni trentenni si era imbarcata in estenuanti pomiciamenti al ralenty con occhi chiusi e movenze da teatro dell'assurdo. Lei, pobrecita, era davvero bruttina forte, ma aveva stampato un ebbro sorriso alla Jocker. Lui, con sguardo altrettanto vacuo e cieco, continuava a sbaciucchiarla lentamente sul collo e sulle guance, con le mani ancorate per i pollici ai suoi pantaloni.
Ad un certo punto, li vedo completamente immobili. Aguzzo lo sguardo e lo vedo: la guancia di lui spiaccicata da un lato su parte della bocca di lei. Entrambi con aria mistica ed estasiata, ma oramai irrimediabilmente fra le braccia di Morfeo.
E lì, ahimè, il pensiero è stato fulmineo:
"Ecco un altro che si è addormentato sul cesso".


3) IL PARADOSSO DELL'ANAGRAMMA
Ora: mi avevano già detto che Tiziano Ferro è famoso anche qui in Spagna. Certo, non è il più venduto qui, ma i suoi cd in spagnolo si trovano esposti fra le novità e fra le promozioni speciali.
Quello che però mi sono improvvisamente chiesto ha poco a che fare con i meccanismi del mercato musicale transnazionale. E' una questione ben più profonda e spiazzante.
Nell'ultimo album del Nostro (forse dovrei dire Vostro, o Loro, non saprei), c'è una canzone che si chiama "Indietro", e che in Italia sta tra l'altro levigando con una raspa il sistema nervoso di tutti con la sua ripetizione ossessiva per radio in questi giorni. E uno dei passaggi tormentone di questo """""brillante""""" testo recita:
Ti do questa notizia in conclusione. Notizia è l’anagramma del mio nome.
Ora, dicevo, la prima cosa che mi è venuta in mente è la seguente.
E' vero, notizia è l'anagramma del suo nome. In ITALIANO, però. Ma qui, quale castroneria avrà propinato alla gioventù locale? Quale altro sapiente gioco linguistico, figura retorica o trimetro giambico avrà tirato fuori dall'asso (osso, duro, posso, grosso) della sua manica?
Sarei tentato di comprare il cd solo per questo dilemma. E' una cosa che non mi fa dormire la notte.
Ah, no. Quelli mi sa che sono i 42 gradi.


4) (toc toc toc) PEDRO? (toc toc toc) PEDRO?
Qui in Spagna, si sa, doppiano tutto. E soprattutto, mantengono strenuamente quell'abitudine - che fino a qualche anno fa era anche italica - di cambiare titoli (ed intenzioni) ai prodotti televisivi d'importazione. Passeggiando per il piano dedicato ai dvd, è davvero quasi impossibile scorgere un titolo originale mantenuto nell'edizione spagnola.
Ed è per questo che mi sono stupito quando mi sono accorto che il traducibilissimo THE BIG BANG THEORY si chiama così anche qui. Tale e quale.
Motivo più che sufficiente perchè il secondo titolo di questo post meriti una formulazione alla Big Bang Theory, per l'appunto.
Chissà se riesco a beccarlo in tv...




mercoledì 1 luglio 2009

Quella sporca decina (Spagna Resoconto 1)


Sarebbe ipocrita negarlo per timore di apparire presuntuosi, nazionalisti o semplicemente irrispettosi, ma finora non ho mai avuto modo di sconfessare - direttamente o indirettamente - questa tesi:
nessun altra nazione ha gli stessi standard igienici casalinghi di noi italiani.
Già in Giappone avevo constatato l'abitudine, comunemente extraitaliana, di mangiare senza tovaglia e tovaglioli, nonchè l'interpretazione decisamente estensiva del concetto di "pulito" in generale. E questo giusto per tralasciare i piedi scalzi nei bagni pubblici e altre temerarietà batteriche.
A Malta sperimentai una delle esperienze più simili al campeggio mai vissute. Con la differenza che mi trovavo in un residence universitario, e che pranzavo in una mensa di fronte ad una piscina. I dettagli di quell'avventura li risparmio, perchè ci sarebbero anche aneddoti che prescindono dal tema prettamente igienico.
Qui in Spagna, ahimè, non ho incontrato una clamorosa inversione di tendenza. Gli appartamenti appioppatici sono risultati, con diverse gradazioni, "zozzi" (è il tecnicismo più adatto al contesto) e malmessi. E' vero che molte delle responsabilità le hanno i ragazzi stranieri che ci hanno preceduto o accolto, ma sicuramente l'Ente che ci ha ospitato non ha - come aveva messo per iscritto - pulito i nostri alloggi prima del nostro arrivo. Oppure, e temo che possa essere una scomoda verità, lo ha fatto moooolto male. Molte delle case in cui il mio gruppo di dieci persone è finito (la mia è fra queste) sono al limite della vivibilità: stendini consunti, porte che non si chiudono, stratificazioni polverose decennali, muri scrostati e scarafaggi che fanno capolino in bagno.
Come se non bastasse, solo pochi fortunati hanno il condizionatore. Tutti gli altri hanno avuto solo dei miseri ventilatori. E questo, nella città più calda ed afosa di tutta la Spagna.
Anche nei locali, il modo in cui il cibo viene servito non lascia sperare che dietro le quinte la cura per l'igiene sia stata massima. E dai discorsi dei pochi amici o conoscenti autoctoni, pare che comunque i ritmi delle pulizie e l'intensità delle stesse non sia proprio una priorità nazionale.
A questo punto, mi viene da pensare - veramente ho cominciato a pensarlo già molto tempo fa - che siamo noi italiani a sbagliare. Ad esagerare. Ad essere fobici. Rituali.
Forse è davvero più comodo avere l'acqua alta nel water, perchè in fin dei conti così non ci sono pericoli di violenti schizzi, e la ceramica ha maggiore probabilità di rimanere intonsa. Forse ha davvero poco senso sporcare ogni volta una tovaglia di stoffa che va poi lavata (e smacchiata) in lavatrice, quando con un colpo di spugna su una cerata rende il pasto già pronto e sicuro. Forse è davvero inutile avere in bidet in casa, in un'era in cui è più facile farsi la doccia invece che lavarsi a pezzi all'occorrenza. Forse è davvero sconveniente avere dei tovaglioli a portata di mano a pranzo: quasi un invito a mangiare in maniera sguaiata e a rimediare poi con una vigorosa strusciata al muso o alle dita. Forse sarebbe davvero salvifico utilizzare anche qui da noi un detersivo per i piatti che non abbia bisogno di risciacquo, con tutto il risparmio di tempo e fatica che comporterebbe. E soprattutto, forse avrebbe davvero senso che anche qui da noi le auto avessero il cambio automatico e non ci distraessero con dozzine di movimenti e fatiche inutili.

Forse. Ma forse no, claro.
A ragione, mi verrebbe da pensare, sconfessando un pò il senso di ciò che ho appena scritto.

Ovviamente, non tutti questi forse riguardano la Spagna. O almeno, non solo.