martedì 28 settembre 2010

Recenception


Ecco cosa penso del nuovo film di Nolan. Buona lettura.


Diciamolo subito: Inception può essere considerato, ad ora, il capolavoro di Christopher Nolan, nonché il film di fantascienza più importante degli ultimi anni.

Le ispirazioni dichiarate del regista sono facilmente individuabili: Matrix, Il tredicesimo piano, Dark City in primis. Tutte pellicole incentrate sul tema della dualismo realtà/simulazione, della perdita di coscienza e della confusione identitaria. In realtà si potrebbero scomodare anche l’ottimo Strange Days, il poco riuscito ma tematicamente molto affine The Cell o persino il romantico Eternal Sunshine of the Spotless Mind di Michel Gondry (che ha nella sua filmografia anche un titolo indicativo come L’arte del sogno). Tuttavia, non si commetta l’errore di considerare Inception una riattualizzazione fuori tempo massimo del filone realtà simulata, tanto in voga fra la fine dei Novanta e i primi dei Duemila. Siamo infatti di fronte ad un reale spostamento in avanti della frontiera fantascientifica al cinema, azzardo che il sopravvalutato Avatar aveva tentato su base tecnologica e che invece Nolan ha vinto sul piano di scrittura e regia.

Il suo ultimo film, oltre ad essere tecnicamente eccellente (con effetti speciali e trovate visive spettacolari), è anche un perfetto meccanismo ad incastro, un gioco di dilatazioni temporali e variazioni spaziali per livelli che intriga, coinvolge e convince. La riflessione sui confini percettivi del reale si arricchisce di tutte le sfumature fornite dall’elemento onirico, il quale si rivela tanto più potente ed incontrollabile quanto più i protagonisti sono sicuri di esserne padroni al punto di poterlo indurre e di guidare a proprio piacimento. Il finale poi, con quella sua ambiguità sapientemente voluta, insinua un dubbio così atroce nel pubblico che renderebbe angosciante qualsivoglia morale – sebbene riteniamo che gli elementi forniti dal film stesso, e soprattutto proprio dalla sequenza finale, sciolgano la sospensione in favore di una soluzione ben precisa -. Interessante poi la presenza di un oggetto “totem” come ancoraggio alla realtà originaria in una situazione in cui lo sdoppiamento – anche solo proiettato – della propria persona può mettere a rischio l’identità dell’individuo. La trottolina in ferro di Cobb richiama così la moneta di Harvey Dent/Due Facce in The Dark Knight, icona del dualismo per eccellenza, e allo stesso modo assurge a logo sineddotico della propria pellicola di appartenenza con una potenza simbolica disarmante.

Gli attori sono tutti molto bravi, in particolar modo Leonardo DiCaprio ed Ellen Page (l’amata Juno dell’omonimo film), ma fa anche piacere ritrovare il monumentale Michael Caine, vero e proprio attore feticcio di Nolan. Buone anche le musiche di mestiere di Hans Zimmer, che ben si accompagnano alla grandiosità del film.

In definitiva, Inception è quello che si sogna un buon regista possa fare quando ha a disposizione budget enormi. E magari fosse successo un po’ più spesso.

venerdì 17 settembre 2010

Scofield in Tour

Da orfano di Prison Break, potete capire che impressione mi ha fatto scorgere questo cartellone in un'agenzia viaggi:


Ed ecco un dettaglio:


Non sono solo io a notare una somiglianza impressionante...

...vero?

martedì 14 settembre 2010

Laura Palmer si starà rivoltando nella plastica


E' stato concepito in qualche modo come un "omaggio" a Twin Peaks. Il che è già un vizio logico, dato che non è nè un sequel nè un remake della mitica serie lynchiana.
Ad ogni modo, critica e pubblica lo hanno stroncato, tanto che non ha superato gli 8 episodi.

Ora è arrivato anche in Italia. E la visione non si può più rimandare.
Perciò, vado con l'auto-spot:



Happy Town.
Da stasera, sul mio streaming.

Me ne pentirò.
Oh, se me ne pentirò...

venerdì 10 settembre 2010

50 volte il primo giorno di lavoro


Per ora, contando tutte le cose anche minori o non pagate, questo credo sia l'ottavo.
Fra i lavori pseudo-veri, il terzo.
Mi sa che ce n'è ancora per molto.

Ringrazio il mio amico Pepp8.
Il titolo di questo post viene da un suo brillante commento su Facebook.

giovedì 2 settembre 2010

LO STesso concept, in salsa francese


Non diventerà certo un fenomeno di culto mondiale come LOST, ma un suo seguito se lo sta costruendo anche qui da noi.
FOUDRE, qui da noi trasmessa col titolo di SUMMER CRUSH, è una serie francese del 2007.
Il paragone con Lost, all'apparenza ingiusto ed inglorioso, è in realtà assolutamente voluto. O meglio, se lo sono voluti loro.
Questo teen-drama con elementi di mistero, infatti, compie nella seconda stagione una virata colossale. Quasi un "salto di fede".
Nell'episodio 2x01, i protagonisti del telefilm si svegliano su un'isola deserta, senza ricordare come siano finiti lì. Inizia così una saga che sembra quasi una parodia scialba della fortunata serie di J. J. Abrams: botole, simboli tribali, isolotti vicini, degli "Altri", addirittura un cane...
Eccezion fatta per la presenza di toni più divertenti e di una marcata sciatteria recitativa, Summer Crush rimanda a Lost anche stilisticamente: gli stacchetti musicali, la sigla finale, persino la citazione dell'occhio che si apre nella sigla iniziale. Manca il filone parallelo dei flashback/flashforward, quello si, ma abbondano le corse interminabili ed isteriche fra i cespugli e gli elementi misticheggianti qua e la.
Io sono ancora alla puntata 2x04, perciò non ho idea di quando terminerà questa parentesi lostiana della serie (sempre che termini). Ma si tratta decisamente di un'operazione commerciale dal sapore più truffaldino che bonariamente parodistico o nostalgico...

Ecco a voi un piccolo assaggio.