giovedì 28 gennaio 2010

Se fosse...


Se fosse il titolo di un saggio sperimentale, sarebbe:
"67 incipit d'autore (con la @ minuscola)"

Se fosse il nome di un gruppo musicale indie rock, sarebbe:
"Le Ultime Parole Famose (UPF)"

Se fosse il nome di una pizzeria, sarebbe senza dubbio:
"La Pizza Gioia"

Se fosse il titolo di un serial all'americana (16 o 24 episodi a stagione da 40 minuti l'uno) sarebbe:
"What if Loop"

Se fosse il protagonista di un fumetto bonellide, sarebbe probabilmente
"Gaston Beaverbrook".
Ma in realtà l'avevo immaginato più come nuovo professore di Hogwarts per il VI o VII romanzo di Harry Potter.

La verità vera è che il se fosse può essere anche un gioco frustrante. Soprattutto se riguarda sogni o creature mai nate.

Ah, la foto iniziale.
E' per il se fosse più sfizioso. Forse.
Ovvero:

Se fosse il titolo di una raccolta di poesie contemporanee, sarebbe senza ombra di dubbio:
"Ti ho cercato in tutti i Tezenis".




domenica 24 gennaio 2010

The Nerdest Climax (almeno finora)


- Recuperato un emulatore del Commodore 64 (con addirittura il caricamento a strisce colorate e l'attesa necessaria) e centinaia di ROM delle cassette multigioco italiane che uscivano in edicola negli anni 90 per cercare di riconoscere i titoli dei giochi con cui ho speso più tempo e salute della mia infanzia, cercando anche di risalire ai titoli originali ;

- Indagato sui compositori delle musiche da videogame che amavo di più, recuperato un database con tutti i file musicali perfettamente emulati dalla scheda audio del vecchio C64 e reimmerso nelle sonorità a pochi bit di quelle colonne sonore metalliche, che hanno fatto da sottofondo ad intere giornate (nonchè nottate) assai suggestive, trattandosi per lo più di giochi spaziali ;

-
Deciso che volevo a tutti i costi avere quei file musicali, dal formato così singolare, in comodi mp3 - a fini suoneristici - ed indagato fino a notte fonda su come fare. Trasformato, infine, prima i singoli file .sid in diffusissimi e riconoscibili file .wav, e successivamente convertito questi ultimi in mp3 con Cdex;


Ci sono cose che non hanno prezzo. E questa è una di quelle.
Grazie, Web.
Grazie, globalizzazione.
Grazie, nostalgici compagni geek e nerd.

Anche se avevo sempre invidiato i miei amici con l'Amiga e il Nintendo...



mercoledì 20 gennaio 2010

La tensione che si taglia con un filo


Per l'innegabile stima che provo per la scrittrice Paola Barbato promuovo in questa sede il suo nuovo romanzo, IL FILO ROSSO (edito sempre da Rizzoli), che sarà in tutte le librerie dal 10 Febbraio.
Soprattutto, segnalo qui il blog del libro, dove l'autrice sta postando - con una certa frequenza - aneddoti, riflessioni e materiali concernenti la sua ultima fatica letteraria.
Per i facebookiani, c'è anche una pagina dedicata. Giusto per spirito di completezza cibernetica.
E dopo l'uscita del libro, ci sarà un nuovo blog che raccoglierà le recensioni al romanzo di chi vorrà dare il proprio contributo. Ma per questo è ancora presto.

Io ho amato BILICO e ho adorato MANI NUDE. Speriamo che il climax si confermi.

E: un in bocca al lupo di cuore.

venerdì 15 gennaio 2010

AVATAR(8)


Finalmente l'attesa è finita.
AVATAR di James Cameron è approdato anche da noi.

Meno male.
Non ne potevo più.

Ora smetteranno un pò di parlarne?

mercoledì 13 gennaio 2010

Vorrei tanto sapere "più vicino" a che cosa.



Non che sia di qualche conforto.

venerdì 8 gennaio 2010

Professione: Ritradizionatore


La crisi deprime gli animi ma aguzza l’ingegno, si sa. Ed è forse con questo spirito goliardico che anche su Facebook impazza la corsa all’invenzione delle professioni più strane. Roba tipo lo "spingitore di cavalieri" di vulviana memoria. Ecco: io avrei in mente almeno una caterva (se non due) di lavori ancora inediti che mi piacerebbe vedere operativi. Ma oggi illustrerò quello che, a mio parere, si presenta come il più urgente.

Come anticipato nel titolo, se ne avessi le capacità e la possibilità (e magari mi retribuissero anche solo un po’ per farlo), mi piacerebbe diventare un ritradizionatore. Dicitura impropria che, per intenderci, vorrei riferire ad un professionista che si occupi di "codificare retoriche, mitologie, iconografie, luoghi comuni, citazioni e finanche lessici nuovi ed attualizzati in relazione a differenti campi dell'esperienza umana, affettiva o sociale ove gli elementi tradizionali elencati risultino ragionevolmente stantii, limitanti o inappropriati per mutate variabili contestuali e storiche".

Come al solito, l'esempio più immediato e chiarificatore risulta quello amoroso. Ci sono dozzine di situazioni stereotipate che la letteratura, il cinema, l'emulazione e persino il galateo hanno consolidato nei secoli. E' cambiata forse un po’ la forma - talvolta le sfumature - ma non la sostanza.

Il ventaglio è sconfinato: si può andare dal classicismo simbolico delle rose come apoteosi romantica alle più crude implicazioni dialettiche e psicologiche (di ogni tipo, anche legale) della separazione, passando per la polemica indipendenza/complementarietà affettiva, le discussioni sul ruolo della gelosia o della memoria nella coppia, gli imbarazzi annunciati del rivedersi da ex, l'immancabile satira sulle suocere, il lessico mieloso e miagolante dell'intimità, la geometrica prevedibilità comportamentale nelle situazioni di crisi o di euforia amorosa, gli istituzionali fiumi di conversazioni telefoniche degli inizi, la graduale e a quanto pare fatalisticamente inevitabile fine della passione con avvento - addirittura - della noia. Culminante in una rottura scioccante che tutti gli altri non tarderanno ad ammettere, con una inquietante ma assai ricorrente sensitività retroattiva, di avere già previsto da mesi.

Insomma, è PROPRIO NECESSARIO?

Dico io: ma a Muccino (dio mio, Muccino...) chi gliel'aveva messe in testa tutte quelle sciocchezze che ha fatto rappresentare ai vari Accorsi, Mezzogiorno e Morante? Perché il finale di Closer deve sembrare così universalmente impietoso? Perché Se mi lasci ti cancello (sigh!) è diventato una specie di chemio emotiva per tutti i "lasciati" mediamente sensibili del pianeta? Chi ha permesso che Sex & the City si elevasse a manifesto occidentale di una idea usa e getta degli uomini? E perchè spendere decenni ad alimentare reciproche frustrazioni di genere su qualità che uomini e donne presumono sessualmente esclusive (siamo dalle parti del leggere le cartine e/o chiedere indicazioni)?

Io NON CI STO.

La tua relazione è finita? Bene. La Ritradizione prevede che ora puoi essere davvero completo nella tua solitudine e che mai più avrai modo di disperarti del passato o preoccuparti del futuro perchè passerai il resto della tua vita zen a costruire galeoni (modellini, ovviamente) e a dare nomi di piante a tutti i componenti del sesso opposto.

Devi ancora recuperare le tue cose da casa di lei? Fiumi di romanzieri, sociologi e perfino registi hanno tramandato la sana Riconsuetudine di organizzare un maestoso pranzo di gala fra ex, dopo il quale i più stretti amici di entrambi aiutano lui e la sua vecchia convivente a spostare tutta la sua roba in scatoloni rigorosamente colorati, alcuni dei quali - e solo alcuni - verranno poi catarticamente bruciati in una valle (ormai per lo più in un capannone abbandonato) in segno augurale per il futuro.

E, in quanto al dopo: pianti disperati, bulimie, telefonate mute, antidepressivi e cinismo?
O per i baudeleriani: riti orgiastici innaffiati di assenzio e citazioni di Palahniuk per sottolineare la riscoperta della vita vera?


Io DICO NO.

Applichiamo il rituale del lutto klingon: prendiamo il corpo del defunto (nel caso specifico, la foto del vecchio amore), guardiamo al cielo e lanciamo un urlo ferino, atroce, squarciante, inumano. Poi lanciamo il corpo negli spazi siderali. Così, senza messa, senza riti, senza lacrime, senza tempi di recupero fisiologico. "Quello ormai è solo un corpo vuoto, per me. Fatene ciò che volete". E poi di nuovo a combattere, a lottare, ad infuriarsi, con un amplificato spirito kamikaze. Con un inspiegabile istinto suicida e nichilista, complesso e fiero. In barba al buonismo di Picard, alle direttive federali e agli universali culturali.

Così, giusto per azzardare un esempio. Anche se credo di essermi perso nella metafora.
Il colmo, per uno che vorrebbe fare questo mestiere.


Non trovate?

mercoledì 6 gennaio 2010

Primo record dell'anno


E' innegabile: riguardare uno stesso - e via via sempre più amato - film è un privilegio che spetta per lo più ai bambini, o alla meglio agli adolescenti più tenaci. Più si va avanti con gli anni, e meno tempo e voglia si ha per concedersi una doppia (e men che mai tripla) visione di uno stesso film, fosse anche un capolavoro. O almeno, questa è la mia personalissima percezione.
Io, ad esempio, posso affermare che quasi tutti quelli che mi piace definire come i miei film preferiti degli ultimi dieci anni li ho visti solo una volta: American Beauty, Magnolia, Il Petroliere, Wall-E, The Big Kahuna, e molti altri. Coi telefilm mi è capitato più spesso di riguardare un episodio particolarmente gradito, o delle singole sequenze. Ma con i lungometraggi il discorso è diverso.

Per questo motivo, con mio grande stupore, devo constatare che in questo periodo, dopo anni ed anni che non succedeva, mi è capitato di guardare uno stesso film non due, non tre bensì CINQUE volte. E a distanza ravvicinata l'una dell'altra. E - soprattutto - senza che questa reiterazione mi desse alcun fastidio.

Il film oggetto di questo privilegio da guinnes del nuovo anno?
Questo:



Ci sarà un motivo?