sabato 27 marzo 2010

Attimi


"Faccio io".
Prese il fagottino dalle sue mani con tutta la delicatezza che aveva maturato negli anni. Lei, assicurato il passaggio, gli restituì un sorriso stanco con tracce di gratitudine. Aveva un aspetto stremato ma sereno nel contempo, e quei minuti di respiro erano un più che meritato premio.

Adagiò con cura chirurgica il bimbo sul letto e si preparò velocemente all'operazione pannolino, della quale era diventato un abile stratega. Ormai la eseguiva con una sicurezza ed una metodicità che nulla avevano dei momenti di inadeguatezza e goffaggine dei primi tempi. E anche se il primo era diventato grandicello, doveva a lui l'affinamento della sua arte, di cui il fratellino si godeva beato l'apoteosi. Ovviamente c'erano stati anche i continui consigli - sempre oculati ed apprensivi - di suocera, madre e sorella. Non sempre a turno, e non sempre singolarmente.

Fu proprio alla fine della sequenza, con in mano il barattolo del borotalco, che successe. Fissò gli occhioni tondi, verdi e sgranati del piccolo miracolo che aveva di fronte, così espressivi e vividi da metterlo in soggezione, e il pensiero si formulò preciso e repentino. Come un'inaspettata epifania.

Piccolo. Impostore.

Lanciò uno sguardo cieco alla porta, verso le due voci provenienti dalla sala, tornò sulla visione precedente e continuò.

Un altro.

Serrò un momento gli occhi. Doveva farlo. Era più forte di lui.

Non era qui. Non adesso. Non con VOI.
Era con LEI che...


Ma fu solo un attimo. Riaprì gli occhi, si rituffò nel verde smeraldo che aveva lasciato pochi secondi prima e tutto sembrò sotterrarsi.
Nessun senso di colpa. Nessun altro pensiero, dopo. Come al solito.
Tornò a versare il borotalco sulla pelle asciutta e pulita come sale su una cotoletta, col divertimento infantile che il gesto gli aveva sempre procurato.

Solo un attimo, pensò. Tutto qui.
Ma erano sempre solo attimi. Sempre.

Del resto, lo sapeva bene. E' di questo che si vive, in fin dei conti.

Di attimi.


lunedì 22 marzo 2010

Almeno tu nel Multiverso


Non so nemmeno dire se il mio subconscio abbia tintinnato prima per l'immagine a sfondo blu o per la parola chiave scritta in un enorme giallo, ma una volta che lo sguardo è finito su quella immagine (vedi foto) ho interrotto la mia marcia a passo sostenuto e mi sono avvicinato al vetro del chiosco. Dopodichè è stato un attimo. Sono andato al banco e l'ho comprato, scoprendo solo dopo che costava ben 4 eurini. Vabbè, 3,90.
E al ritorno in autobus, mi sono fiondato sull'articolone che aveva meritato cotanta copertina. Non posso giurare di aver capito tutto. Ma posso riportare la sintesi - già di per sè suggestiva - proposta nella colonnina sotto al titolo.

Dal vuoto primordiale che ha generato il nostro universo potrebbero essere emersi molti altri universi, ciascuno dotato di leggi fisiche proprie. Assumendo che esistano realmente, molti di questi universi potrebbero contenere strutture complesse e forse anche alcune forme di vita. Queste scoperte suggeriscono che, contrariamente a quanto si riteneva in passato, il nostro universo potrebbe non essere «regolato finemente» per l'evoluzione di esseri viventi.

Questo piccolo riquadro, in particolare l'ultimo rigo (grassettato dal sottoscritto) risponde in maniera semplice ad una questione di solito sottostimata che si pone quando si affronta, senza troppe pretese, il discorso alieni.
La narrativa ed il cinema sull'argomento sono sconfinati e probabilmente hanno sviscerato milioni di approcci e possibilità. Ma nel sentire comune, l'idea che sottostà all'invasione extraterrestre è sempre ancorata ad una migliore evoluzione sociale o tecnologica dei nuovi arrivati rispetto alla nostra. Si parte quasi sempre dal presupposto che gli altri universi con vita intelligente abbiano caratteristiche abbastanza simili da partorire essere umanoidi o comunque vagamente antropomorfi, e che "funzionino" come noi ed abbiamo pressappoco lo stesso bilancio di limiti e criticità.
Difficile, però, che si ipotizzi che il Nostro Universo ci abbia partorito in maniera assai improbabile NON perchè abbiamo goduto di una congiunzione perfetta e fortunatissima MA perchè siamo rientrati in corner in una situazione inaspettatamente favorevole ad una qualche forma di vita NONOSTANTE delle condizioni astrali (letteralmente) del tutto infauste. E che quindi, la normalità sia in altri sistemi ben più limati, raffinati e confortevoli, che considererebbero la nostra esistenza solo una impossibile anomalia.
Invece, devo ammetterlo, a me questa idea affascina molto. E non perchè mi intrighi la prospettiva di incontrare degli invasori siderali, prima o poi. No di certo.
E' più una questione di relativismo galattico. Di umiltà lattea. Di multiversalità, insomma.
Perchè semmai ci sarà un qualche incontro ravvicinato di alcun tipo, non vorrei si applicasse certa arroganza nostrana "interna" anche ai rapporti cosmici.

Sarebbe decisamente un peeeessimo inizio.



sabato 20 marzo 2010

Mass Media Aritmetica


Una veloce statistica di questi ultimi mesi ha messo in evidenza come il sottoscritto sia sceso a una media di 4 episodi seriali a settimana, contro il quasi triplo visti nei mesi precedenti.

Coi fumetti, è invece sceso a 2 spillati, 1 brossurato e 0,3 graphic novel a settimana contro i 4 spillati, 2 brossurati e 0,5 graphic novel di prima.

Nel campo delle riviste, è inoltre passato dalla lettura periodica di 2 settimanali ad uno solo, con un'aggiunta però di una new entry mensile - che tuttavia non sopperisce per tematiche e volume alla seconda rivista abortita -.

Drammatica la situazione stampa quotidiana, che ha visto una riduzione da 2 free press al giorno e sporadici acquisti di quotidiani in edicola a praticamente "un E-Polis ogni morte di papa" (fonte ISTAT).

Ancora più incredibile il discorso TV, che è precipitata dritto ad un consumo dello 0% netto. Beautiful compreso (anzi, in primis).

Infine, meglio tacere i risultati rilevati sulla lettura puramente narrativa o saggistica.


Il riferimento, tuttavia, è alla sola fruizione, non alle spese o all'accumulo. Per cui, l'uscita economica complessiva non solo non è diminuita ma risulta addirittura aumentata, soprattutto sotto la voce fumetti/graphic novel e acquisti librari in giorni sconto.

E' per questo. Solo per questo.
Che l'ho fatto.

DOVEVO LICENZIARMI,
CAPITE????

mercoledì 17 marzo 2010

Visioni di una certa età


Nel mio periodico spulciamento di titoli sul sito di streaming telefilmico che preferisco, mi sono imbattuto in uno particolarmente interessante: tale Men of a certain age.
Mi sono così deciso a guardare il pilot, senza googlare alcunchè. Così, a scatola chiusa. Come sarebbe accaduto anni fa in un pigro zapping serale bruscamente interrotto a puntata iniziata.
Non posso dire che sia stata una folgorazione, certo, ma non nascondo di essere rimasto piacevolmente sorpreso.

E' una serie corale incentrata su alcuni amici, più o meno sulla quarantina, mediamente in crisi e/o insoddisfatti.
Fra i protagonisti ho riconosciuto:
- l'attore di colore che faceva il direttore dell'ospedale psichiatrico in cui il Dr House si auto-rinchiudeva alla fine della V stagione;
- l'attore di Raymond in Tutti amano Raymond;
ma soprattutto,
- il mitico Scott Bakula, indimenticato Sam Beckett di Quantum Leap nonchè protagonista dell'ultima abortita serie trekkiana Enterprise.

Insomma: una bella rimpatriata.
Confido molto negli episodi successivi.

So che ho tante cose anche molto valide da continuare, da recuperare o da iniziare. Ma, a volte, una estemporanea scoperta discreta può essere più salvifica di splendide e rassicuranti continuità o autorevoli segnalazioni.
Che, a rileggere quest'ultima presunta perla di saggezza e a volerla applicare ad un qualunque altro contesto che non sia quello seriale, al di là della sua enunciazione da legge generale, non si otterrebbe alcun significato.

sabato 13 marzo 2010

lunedì 8 marzo 2010

L'ossessione del Giorno


Lo ammetto: è un tranello. Un piccolo gioco di parole da titolo ad effetto.
Più che un'ossessione, si tratta di una suggestione. Che si è ripetuta in chiavi diverse nel corso degli anni, e che ho messo a fuoco solo ultimamente.
Cercherò di definirla ora, in questo post, alla meno peggio.

Molte esperienze mediatiche totalizzanti del mio passato più e meno recente sono ruotate attorno a storie, episodi, persino singole frasi, che hanno reso importante in svariati modi l'unità temporale della singola giornata.

Il mitico THE KILLING JOKE, l'episodio di Batman più importante ed analizzato della storia dei fumetti, contiene probabilmente l'esempio più eclatante di questo sovraccarico simbolico.
Il Joker, in uno dei momenti più lucidi e "veri" della sua carriera di fou, dice alla sua eterna nemesi una delle cose più dense mai lette tra le cornici di una storia disegnata:
"Ho dimostrato che non c'è differenza tra me e gli altri. Basta un brutto giorno per trasformare il migliore degli uomini in un folle. Ecco quanto sono lontano io dal mondo normale. Solo un giorno."

Anni prima, in una puntata epocale di MAISON IKKOKU, Kyoko, la protagonista (vedova) avanzava in lacrime al suo pretendente Yusaku una richiesta impossibile ma dall'impatto emotivo devastante:
"Promettimi che vivrai più a lungo di me. Mi basterebbe un solo giorno. Non voglio più vivere da sola".

Più di recente, sulle pagine di Spiderman, si è consumata una delle saghe più drammatiche dell'Arrampicamuri. Un discusso ciclo che ha fatto da preludio ad un "reset" restylizzante, che ha cancellato con un colpo di spugna gli sviluppi più maturi che la testata aveva visto negli ultimi anni. Ed in quella straziante storia, Peter e Mary Jane trascorrevano, consapevolmente, un ultimo giorno insieme prima che Mefisto cancellasse il loro matrimonio e la loro unione dalla mente di tutte le persone conosciute.
Il nome della saga? SOLTANTO UN ALTRO GIORNO. Nella foto, una splendida fotogrammatica sintesi.

Ci sono stati poi altri aneddoti simili, talvolta minori, negli ultimi anni.

Non posso trascurare il peso che hanno avuto su di me i film PRIMA DELL'ALBA e PRIMA DEL TRAMONTO, che concentrano e consumano il proprio perchè in un arco temporale che copre pressappoco una giornata.
E nemmeno è da sottovalutare l'impatto stilistico di quella famosa puntata di Dawson's Creek dove lo stesso epifanico giorno in cui il protagonista scopre la tresca fra il suo eterno amore ed il suo eterno amico si ripete più volte dal punto di vista di ciascun personaggio principale.
Per non parlare di altri film o episodi seriali in cui questo stratagemma è stato da me ritrovato e inaspettatamente sovrastimato anche quando la valenza narrativa della storia non si è rivelata leggendaria.
E, ultimo ma non ultimo: il recupero, tardivo ma necessario, di UN GIORNO DI ORDINARIA FOLLIA.

Probabilmente, cavalcare la linea tracciata da questa suggestione - ormai rivelata - sarebbe forzato per il futuro e facilmente retroattivo per il passato. Ma è un dato di fatto che tale suggestione c'è stata (c'è), e che ne ho preso coscienza solo ora.

Ora: ciò che veramente vorrei fare è sviscerare questo solco.
Qual'è il filo conduttore?
Cosa mi affascina in tutte queste singole esperienze semanticamente affini?
Come si esprimerebbe un esperto della psiche umana sulla base di queste mie riflessioni?
E soprattutto, alla luce di tutto cio:
cosa mi trattiene ancora dal tuffarmi sul recupero del serial 24?

Anche se, sinceramente, su quest'ultima potrei improvvisare una risposta. E anche voi, mi sa.

venerdì 5 marzo 2010

Il Principe e il Pesciolino


Che sensazione strana, non poter bruciare i tempi scaricando le puntate in originale coi sottotitoli.
Non mi era mai capitato con nessun'altro telefilm.
E' anche questa, la magia di BORIS 3.
La totale ineludibilità ed italianità di un'attesa seriale.

E, ragazzi: che inizio.
Ah, che inizio.
E pensare che la seconda serie mi aveva quasi un pò deluso, e che l'idea della terza mi aveva vagamente fatto temere.
Che sciocco, sono stato.

Anche se una nuova sigla a tema machiavellico mi avrebbe fatto impazzire, lo ammetto.

lunedì 1 marzo 2010

Analisi


Se anche fossi stata molto meno di
così, a nulla sarebbe servito.

Tutti sanno che infinito meno x,
ahimè, rimane pur sempre infinito.