giovedì 1 aprile 2010

Alice in 3DLand




Per l'occasione, volevo riportare anche qui sul blog personale il mio editoriale di questa settimana pubblicato su DoppioSchermo.
Confido che possa interessare almeno ai fan di Burton, ai detrattori del suo ultimo Alice e ai curiosi sul futuro del 3D in sala.
Ma anche ai cinefili in generale e a tutti i miei fedeli amici di blog (e non solo).
Buona lettura.




ALICE NEL PAESE DELLE 3 D. BURTON E IL CINEMA DEL FUTURO

A settimane di distanza dalla sua uscita italiana, non si può di certo obiettare il successo mondiale dell’ultimo film dell’acclamato Tim Burton. Il suo Alice in Wonderland, al di là delle polemiche varie – e per lo più sterili – che lo hanno circondato, è piaciuto ed ha incassato molto. E’ stata data molta risonanza al fatto che abbia scalzato addirittura il colossal Avatar dal record dei film più visti nella prima settimana in patria (si parla di 116 milioni di dollari). Ma è recentissima la notizia che lo stesso Alice, da settimane in cima alla classifica, è stato a sua volta soppiantato dal vertice ad opera del nuovo film animato della Dreamworks, Dragon trainer, anch’esso presentato e distribuito prevalentemente in 3D. La casa di produzione che ha dato alla luce la fortunata saga di Shrek ha infatti sbancato al botteghino con la storia edificante e fiabesca di un bambino vichingo dominatore di draghi (trama che riporta alla mente il film Dragonheart del 1996).

Questa osservazione è forse spunto utile per affrontare due brevi bilanci. Uno sul destino dei film in 3D. E l’altro sul futuro del buon Burton.

Sul primo punto è forse persino innecessario sottolineare come le recenti, entusiastiche ed abbondanti retoriche sulle nuove frontiere del cinema e sulla speranzosa nuova linfa economica per la fruizione in sala siano quantomeno premature se non viziate. Oltre al fatto che le cifre degli incassi sopra citati sono indubbiamente dovute per buona parte agli esorbitanti prezzi dei biglietti per le proiezioni in 3D, il podio sopra descritto – che non considera i risultati ancora migliori dell’approdo in sala del precedente Monsters vs Aliens, successo Dreamworks in 3D dell’anno scorso – evidenzia un assunto ancora abbastanza valido: la storia e la regia continuano a prevalere sulla spettacolarità della performance tridimensionale. Avatar, al di là della maniacale (ri)costruzione di faune e flore complesse e/o bioluminescenti che hanno letteralmente ipnotizzato gli occhialuti spettatori, è risultato per lo più una rielaborazione non troppo originale di miti e film già troppo amati per poter essere sostituiti nell’immaginario collettivo. Più interessante forse Alice in Wonderland di Burton che, bel lungi dall’imporsi rielaborazione iconografica post-moderna come era successo con Batman, suscita tuttavia più di qualche perplessità per la sua vera natura di pseudo-fantasy medievale camuffato da trasposizione autoriale, provocando molti arricciamenti di naso e deludendo più di alcuni per la evitabilità - anche come spesa - del suo 3D. Non stupisce quindi che al Ciciarampa burtoniano sia stato ora preferito il drago di Dragon trainer: un film che inaspettatamente, nella sua onestà di sceneggiatura, ha colpito per la bontà del suo messaggio e per la freschezza del suo racconto, approdando in sala senza gli strombazzamenti pubblicitari martellanti di Avatar e senza il richiamo di autori e attori feticcio del battage di Alice.

Passando ora al secondo nodo, c’è da capire se l’amato regista di Edward mani di forbice ed Ed Wood ha intenzione di invertire o cambiare il suo trend professionale, oppure di percorrere la strada tracciata in questi ultimi anni. Innanzitutto, da più parti ci si chiede se questo eterno sodalizio con il bravissimo e amatissimo Johnny Depp non sia in qualche modo giunto ad esaurire la propria raison d’être. Lo stesso personaggio del Cappellaio Matto nella sua ultima creazione ha avuto un peso shakespeariano che verosimilmente – è più che un sospetto – non avrebbe avuto motivo di assumere senza il traino carismatico dell’interpretazione di Depp. E l’idea di ripescare dal classico a scopo di remake-reboot-sequel, attuata fin dal 2001 a partire dalla sua fiacca versione de Il pianeta delle scimmie, partorì risultati non troppo convincenti anche quando osò rifare l’amatissimo Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato in una modernizzazione un po’ kitsch e difficilmente paragonabile al modello originale. Fino ad arrivare, ovviamente, alla sua recentissima e ancora discussa (e discutibile) lettura carrolliana. Eccezioni esemplari furono il già citato Batman, che ebbe il merito di reinventare completamente l’immagine cinematografica preesistente del personaggio, e il più vicino Sweeney Todd, che trasponeva un musical molto noto in patria con risultati notevoli.

Ma soprattutto: anche Burton cederà sempre più facilmente alle suggestioni dell’inflazionato effetto 3D o tornerà a stupirci con i suoi toni dark, le sue magie in stop motion, le sue storie bizzarre e sopra le righe ma in fondo dalla magia quasi artigianale, da bottega delle meraviglie? Fra i suoi progetti annunciati spiccano due film in stop motion e 3D (Frankenweenie e un adattamento del fumetto originale della Famiglia Addams) e il più imminente Dark Shadows, adattamento di una serie TV anni sessanta ambientata nel mondo di vampiri e creature soprannaturali. Sempre con Jonnhy Depp come protagonista nella parte “maledetta” del patriarca vampiro.

I fan di tutto il mondo attendono fiduciosi. Vedremo come si evolveranno entrambi i versanti. E nel frattempo, speriamo di dover indossare occhiali scuri più spesso al sole primaverile ed estivo che al buio di costosissime – e poco vertiginose - visioni cinematografiche.


5 commenti:

Anonimo ha detto...

Non critico ALICE tanto quanto gli altri. Ma come fai notare, la piega fantasy alla Narnia non ha convinto. Detto questo, l'attore feticcio, mr Depp, e la moglie, la fantastica regina di cuore, sono sublimi. Così come la scena di Alice dopo la caduta nell'albero, quando cresce e decresce. Però, a me, gli occhialini non piacciono proprio: il 3D è qualcosa di inutile e non necessario.
STARLA

Giangidoe ha detto...

Vedo che siamo abbastanza allineati, cara Starla.
Anche a me Depp piace molto, ma credo che questo sodalizio artistico stia portando, dato lo stile in fondo riconoscibile di Burton, anche ad una certa ripetizione dei personaggi incarnati dal suo attore feticcio. O comunque, ad un respiro sempre più affannoso.

Anonimo ha detto...

Adoro Tim Burton e il legame artistico con Johnny Depp. Ma questo non è il suo capolavoro. Si vede che la Disney ha esercitato una certa pressione. E della famiglia Addams? Senti positive vibrations?
STARLA

Giangidoe ha detto...

Moooooooolto positive, invero.
Adoravo la serie, e ho adorato anche i film.
Ma mi alletta ancor di più l'idea che possano pubblicare le strisce originali anche qui da noi!!
E poi, sia chiaro: non penso affatto che gli ultimi film di Burton/Depp non mi siano piaciuti, eh!

"There was a barber and his wiiiife... And she was beautifuuuuuuul..."

Anonimo ha detto...

La voce di Johnny cantante mi piace: ruvida e rock. Sa fare qualunque cosa quest'uomo!
STARLA