giovedì 7 aprile 2011

Nessuno legge il quotidiano


O quasi.
Come se decifrare la reiterata ritualità della propria vita sia prerogativa di qualche entità superiore, affare celeste precluso alla cognizione umana, divertimento di poche divinità beffarde. Ma non è così. Almeno, non dovrebbe.

Ci sono infinite infinità di quotidiani. E il solo precisare la natura specifica ed unica di ciascuno di essi è un'ostentazione ovvia. Quasi un'offensiva ridondanza tautologica.

La quotidianità che ti stupisce. Quella che ti rassegna. Quella attesa e sperata. Quella piombata e (man)tenuta. Quella che ti accarezza e rassicura. Quella che ti ancora e ti soffoca.
Quella osservata stancamente in presenza.
Quella vissuta con passione (e sospiri) a distanza.

Ma no. Tutto ciò che rimane nei pigri discorsi da bar è solo una lunga e codificata sfilza di lamentele sulla generica routine. Un carosello di luoghi comuni ed amari sull'insopportabilità del proprio lavoro (o non-lavoro). Una satira ormai involontaria sulla ingenuità schematica della vita di coppia. Un repertorio imbarazzante sulla solita sindrome di Peter Pan, sull'importanza delle partite di calcetto o dei sacrosanti spazi di genere. Battute ricorrenti sul rispetto della diversità, sullo scarto generazionale e sull'esterofilia dogmatica.
Qualunque banalità, qualunque preconfezionata sovrastruttura per non dover riaprire le carte e leggere, sottolineare, evidenziare e studiare ex novo tutto. Ciascuno per conto proprio.

E' vero. Nessuno legge più il quotidiano. O quasi.
C'è già una quotidiana infinità di link.

Click.

7 commenti:

Malusa Kosgran ha detto...

linkassero almeno i quotidiani invece che solo le cazzate...
sempre ottino, giangidoe.

Unknown ha detto...

La quotidianità probabilmente è più roba da "copia e incolla", mi sa.

Grazie, Gius. Troppo, troppo buona.
;)

Anonimo ha detto...

quotidianità... Prima ambìta, poi detestata. Prima agognata e desiderata, poi gabbia da cui scappare.

Difficile mettersi d'accordo con se stessi, ma sappiamo bene quanto gradevole sarebbe sentire "quella" voce chiamarci dall'altra stanza, mentre ci facciamo la barba...

Cristiano

Giangidoe ha detto...

Come al solito mi lasci senza parole, amico mio. E cogli nel segno al 120%.
Il mio invito facebookiano a trasferirti nella capitale è sempre più accorato.

Anonimo ha detto...

Una volta avevo caffelatte e quotidiano come irrinunciaibile, ora accendo il computer. Triste? STARLA

Giangidoe ha detto...

No no. Almeno, non per me. Ma tu sei sicuramente molto attenta alla quotidianità. I tuoi post dal sapore letterario lo dimostrano.

tuiti ha detto...

mi annoia ascoltare la gente. ripete sempre le stesse cose.
i luoghi comuni sono divenuti limbi soffocanti. le generalizzazioni vengono argomentate come fossero spaccati minuziosi della specificità umana. è un continuo ripetere il già detto. sostenere il sentito dire. annuire per cortesia.
che palle.