giovedì 27 febbraio 2014

Estraneo


“Abbiamo un bilocale molto carino proprio qui in zona”, esordì l’uomo con un tono di cordiale complicità. Le sue dita cercarono con calma un foglio all’interno del blocco appoggiato sulla scrivania. La coppia di fronte a lui si lanciò un’occhiata reciproca.
“Mmmh, ora non trovo la lista, ma se non ricordo male dovrebbe essere in via Magenta. Proprio vicino alle Poste. Avete presente?”
“Le Poste...”, ripeté il giovane, più rivolto verso la compagna che al suo interlocutore. “Sì, forse ho capito”, completò con voce flebile.
“È un’ottima zona, quella. Ben collegata, molti negozi, si trova facilmente parcheggio. E poi, anche se non è centralissimo, è un quartiere tranquillo, ormai. Non è più mica come 20 anni fa…”

Il ragazzo scoppiò in una risatina dal sapore isterico. Lei lo stava guardando con un misto di dolcezza e compassione, le labbra serrate in segno di impotenza. Partecipò istintivamente a quella risata con lui, ma dopo qualche secondo si chiusero entrambi in un silenzio imbarazzato.
“Non capisco”, replicò visibilmente seccato il signore di fronte a loro. La sua mano destra, incerta, non aveva smesso di sfogliare gli A4 davanti a sé. “Vi interessa o no, l’appartamento?”
“È QUESTO, il nostro appartamento”, scattò il giovane, ormai senza più alcuna traccia di condiscendenza nella sua voce. “E ci vivi anche TU”.
“Ma… In che senso…?”
“Papà, ti prego, sono IO, Maurizio. E questa è casa nostra. Casa tua e casa mia”.

L’anziano guardò davanti a sé con improvvisa attenzione, cercando di mettere a fuoco con gli occhi le parole appena ascoltate. Non capiva. Controllò i fogli che stava rovistando e si rese conto che erano tutti bianchi. Fissò le mani e le riscoprì molto più sottili e nodose di quanto si aspettasse. Scrutò il proprio petto e, laddove era convinto avrebbe trovato una cravatta a righe oblique, realizzò che si allineavano solo i bianchi bottoni di un anonimo pigiama verdino.
“Papà, dobbiamo andare a fare il bagno. Per favore, alzati e vieni qui”. Lo sconosciuto aveva offerto il proprio gomito per invitarlo a braccetto ma, sebbene si stesse rivolgendo a lui, non sembrava cercare il suo sguardo, né quello della ragazza.

Così, di colpo, capì. Nei suoi occhi balenò un’epifania. Una frazione di coscienza sempre più estranea. E fu allora che ricordò, in tutta la sua perentorietà, ciò che stava vivendo.

La paura.


(ispirato a un film che, se e quando lo doppieranno da noi, si farà trovare già vecchio)

2 commenti:

isline ha detto...

Evocativi, affascinanti e agghiaccianti come sempre...Belli!

Giangidoe ha detto...

Grazie mille!