mercoledì 14 gennaio 2009

Relativismo riLevante (Giappone file 2)


Alcune differenze riLevanti (per l'appunto) riLevate finora.

1) I Giapponesi non si soffiano mai il naso -o almeno non in pubblico- e non si puliscono mai col tovagliolo mentre mangiano. E’ tuttavia loro abitudine e tradizione succhiare rumorosamente il cibo e soprattutto le pietanze brodose (che occupano una percentuale notevole della loro cucina), nonché ruttare con nonchalance a tavola.
Ora: a parte quest’ultima, che potrebbe curiosamente essere solo una caratteristica precipua della mia famiglia ospitante e dei loro amici (che hanno ruttato tranquillamente in un ristorante, ma senza alcuna nota di benchè minimo compiacimento goliardico), le altre cose sono state riscontrate in più contesti diversi di Tokyo e dintorni.
2) I Giapponesi sono gentilissimi nel darti indicazioni quando gliele chiedi, e se sanno dov’è il luogo che stai cercando sono capaci anche di fare un bel pezzo di strada per mostrartelo meglio. Ma se devono semplicemente interpretare un LORO indirizzo, si affaccia la triste verità che essi stessi non hanno la minima idea di come fare.
3) I Giapponesi sono contentissimi se una persona visibilmente caucasica gli chiede indicazioni in giapponese. Così contenti che talvolta, per mostrare empatia o gratidudine, gli rispondono in inglese (anche se il caucasico in questione continuasse imperterrito a parlare in giapponese), smorzando così qualunque iniziale significato ed entusiasmo di quella stessa empatia.
4) I Giapponesi non prendono MAI i volantini e gli oggetti omaggio distribuiti gratuitamente per strada a fini promozionali. Non per mancanza di rispetto verso i poveri volantinatori (che il rispetto in Giappone abbonda), ma perché semplicemente non ci sono praticamente quasi mai cassonetti dell’immondizia o anche semplici cestini della spazzatura.
5) In alcuni ristoranti c’è un distributore automatico (ovviamente corredato di foto e prezzi) dove scegliere la pietanza e pagarla in cambio di un talloncino da portare poi al banco per ritirarla calda calda. In tal modo, oltre a non essere mai in contatto coi soldi, i ristoratori non sono stressati da domande sui cibi e sui prezzi. Senza rinunciare al contatto umano, per di più.
6) I Giapponesi prendono impronte digitali e foto all’aroporto prima che tu possa riprendere il tuo bagaglio, e dopo te lo fanno aprire e ti fanno i raggi X al panettone (no, non "al gusto" di panettone).
7) In Giappone ho visto solo due barboni finora. Il che vuol dire che per lo più tutti sono sicuramente felici ed economicamente sussistenti. E non ho visto immigrati malconci: solo businessmen e distinte signore. Questo vuol dire che in Giappone non esistono Paesi stranieri dai quali la gente scappa disperata da una dittatura o da una guerra in cambio di qualunque alternativa possibile.
8) [o 4 REPRISE] I Giapponesi apprezzano molto chi parla la loro lingua, perché si dimostra uno straniero rispettoso e rispettabile. Questo vuol dire, oltre a ciò che si è detto al punto 7), che in Giappone non esistono immigrati che non gliene frega niente del giapponese e che mica sono lì per studio o per trasferimento aziendale bensì per sfuggire a qualche guerra o dittatura.

Yokatta ne!
(traduzione: Meno male, neh!)

4 commenti:

Franca ha detto...

Paese che vai, usanza che trovi...
Sayonara!

isline ha detto...

Sono sicura anch'io che in Giappone non esistano paesi stranieri ;-)
La storia del distributore automatico di cibo mi mette un po' di tristezza...

Anonimo ha detto...

Riguardo al punto uno, adotterai anche tu le stesse usanze per solidarietà e spirito d'integrazione?
Punto quattro: che fine fanno i rifiuti se non esistono cassonetti?! E non sarà proprio l'assenza di cassonetti a causare una così esigua presenza di barboni?
Aspetto nuove strabilianti nippochicche, ciao!

Giangidoe ha detto...

@ flo:
Proprio non ci riesco a ruttare e a succhiare rumorosamente in pubblico.
Per il soffiamento del naso, mi sto limitando molto, ma qualche volta non posso farne a meno.
La raccolta rifiuti è solo differenziata. E la cosa curiosa è che la carta va nel cassonetto con l'etichetta "burnable". Alla faccia del riciclo!