giovedì 14 maggio 2009

Red Tube


E: no, non è un post dedicato al motore di ricerca hard. Si tratta del grido di allarme pubblicato su Internazionale qualche settimana fa a proposito dei conti in rosso del mitico Youtube.
Il problema di base è che "i contenuti degli utenti hanno un costo di gestione alto e non generano nessun profitto", a fronte del fatto che il sito "ha costi enormi di gestione (immagazzinaggio e distribuzione video), ma fa fatica a vendere spazi pubblicitari".
L'articolo rivela dei dati interessanti, che sinceramente ignoravo. Ad esempio si dice che, per quanto molti video vengano girati gratis dagli utenti, "YouTube spende oltre 250 milioni di dollari all'anno per l'acquisto di video professionali".
E, sulla linea di questa analisi, un'ombra viene estesa anche al fenomeno Facebook:
"
Per condividere le foto, i video e tutto quello che mettete nel vostro profilo, il social network deve sostenere costi enormi. L'anno scorso TechCrunch ha scritto che Facebook spende un milione di dollari al mese di elettricità, 500mila dollari al mese per la banda e quasi 2 milioni alla settimana per nuovi server: gli iscritti caricano quasi un miliardo di foto al mese. Facebook, però, non ha ancora detto come pensa di recuperare gli investimenti che hanno fatto valutare la società 15 miliardi di dollari".

Peccato pensare che due delle invenzioni virtuali più interessanti e rivoluzionarie degli ultimi anni -la prima, personalmente, molto più della seconda- possano scomparire nel breve o medio termine per mancanza di remuneratività. Del resto però, a me l'aspetto economico dei fenomeni in questione era sempre sfuggito. E mi chiedevo: ma di cosa vivono i loro creatori? Possibile che gli basti vendere gli spazi pubblicitari o i dati dei propri utenti? E adesso, finalmente, una risposta ragionevole: no che non basta, infatti le perdite aumentano esponenzialmente.
Ed una domanda analoga e ben più problematica me la pongo riguardo ad EMULE: in relazione all'opera dei "rippatori" da Dvd o da satellite di tutte le novità in quasi tempo reale; in merito all'opera costante ed accurata dei vari Fan-sub che sottotitolano episodi di serie tv straniere ad un giorno dalla loro uscita in patria; con molto scetticismo circa la presunta filantropia di quei temerari che prendono di nascosto video e/o audio dei nuovi film in sala per metterli in condivisione on-line (che poi, mi avevano spiegato, non sono gli stessi file che vendono sulle bancarelle pirata).
Sono meccanismi che uno può solo intuire, ma che in qualche modo continuano a suscitare incredulità nei suoi utenti.
Soprattutto quando si ha quasi l'impressione di usufruire di un servizio vastissimo senza pagare nulla.


8 commenti:

flo ha detto...

Quindi presto dovremo dire addio a TouTube come lo conoscevamo? Troveranno il modo di far generare profitto ai contenuti degli utenti? Qualche tempo fa avevo sentito parlare di spot simili a quelli in tv, non capisco come ma sicuramente hanno già in mente un grosso cambiamento.
Mi verrebbero molte considerazioni da fare, comunque sono molto perplessa. E' strano, bisogna ammetterlo, servizi così vasti basati su risorse molto costose come possono aver fatto simili errori di valutazione?

tuiti ha detto...

anche io mi pongo spesso queste questioni.. eppure secondo me non è tutto qua.. c'è qualche elemento che mi sfugge..

Giangidoe ha detto...

E' proprio questo il punto: cè proprio qualche elemento che sfugge...

Malusa Kosgran ha detto...

ti consiglio "wired": io mi sono abbonata alla rivista (costa pochissimo) ma trovi articoli interessanti anche nel sito... perché? spiega molte cose su internet e sul futuro. in ogni caso, non ci credo. il guadagno c'è per forza.

Anonimo ha detto...

Ho letto l'articolo,ed in particolare mi ha colpito la seguente:
"i video più cliccati sono così volgari o inutili che respingono gli inserzionisti."
Sarà pure plausibile che ci siano problemi economici ma...... quante volte assistiamo a pubblicità volgari?
micky

Franca ha detto...

Bisognerebbe saperne un po' di più.
Se le cose stessero realmente così avrebbero già chiuso...

creosoto ha detto...

In realtà la faccenda è più semplice di quanto sembri: per raccogliere bisogna prima seminare, e una volta creato un bisogno per milioni di persone, macinare miliardi è un attimo.

Il caso di Facebook è palese: dopo tre anni di semina e 180 milioni di utenti nel mondo (di cui una buona metà sono superuser), adesso iniziano a fioccare i contratti con provider e compagnie telefoniche varie. Ma alle brutte – e siamo nel campo della fantascienza – se Facebook chiedesse ai suoi utenti una cifra tipo 5-10 dollari l'anno per mantenere l'account, chi non li pagherebbe? Sì, puoi cambiare social network, ma devi convincere tutti i tuoi contatti a seguirti: buona fortuna.

Con Youtube è ancora più semplice: è di Google, l'azienda che oggi vale di più in tutto il mondo. E più la gente trasferisce il suo tempo (la sua vita) su internet, più si alza il valore di Google. Youtube serve a questo: tiene la gente su internet, e lo fa meglio di ogni altro sito: a Google converrà sempre tenerlo in vita. Senza considerare che in autunno arriveranno i primi contratti miliardari con le major hollywoodiane: a voi i conti.

E adesso scusate, ho un appuntamento con Hugh Hefner. Ci vediamo fra dieci anni.

Giangidoe ha detto...

@ Giustina:
Ma infatti non ci credo nemmeno io.
Cmq il primo numero di WIRED l'ho comprato pure io (e il sito mi piace un sacco). Più che altro, l'ho regalato alla mia informatica metà, che però non ne è rimasta troppo entusiasta, decretando così il non-acquisto del n.2.
Io poi, sinceramente, l'ho appena sfogliato...

@ Micky
In effetti, il fatto che il numero di inserzionisti su Youtube non sembra poter giustificarne i costi di mantenimento credo fosse già una supposizione diffusa; poi sulle specifiche perplessità circa i contenuti volgari, credo che il discorso sia ben più complesso e scoraggiante di quello che si creda.

@ Franca:
Infatti...

@ Creosoto:
L'enorme apprezzamento che provo per la tua lucida (e decisamente centrata) analisi circa i fenomeni fulcro delle perplessità di questo mio post è comunque inferiore alla semplice sorpresa di trovare un tuo commento sul mio blog.