mercoledì 9 settembre 2009

Asse Tokio Roma Madrid,

o Dell'improbabilità degli accostamenti socioculturalgastronomici del nuovo millennio, si potrebbe azzardare.

La mia ultima comida rápida qui a Siviglia non è stata una nostalgica e patriottica pasta con olio/burro o riso in bianco; nè una sostanziosa ed economica tapa di carne sotto casa; nè una tazza di latte con cereali o biscotti, o due salvifiche fette di pancarrè con la nutella.
Carpendo la segnalazione del coinquilino nipponico, ho comprato un paio di pacchetti di un cibo che per tanti anni (da Maison Ikkoku in poi) hanno affollato il mio immaginario relativo al Sol Levante.

Ecco qui uno dei due. Quello rimasto.


L'altra busta era di una marca rigorosamente giapponese, ma l'ho cucinata e buttata ieri.
Prezzo cadauna: SESSANTA CENTESIMI.

E mentre mi gustavo e sudavo i miei bollenti ramen istantanei comprati dal cinese sotto casa, spiegavo alla mia nuova coinquilina austriaca, in inglese, cosa stessi mangiando (e perchè), mentre lei traduceva divertita al suo ragazzo in tedesco e lasciandosi scappare qualche entusiastico commento in spagnolo.

Dopo cena, ho terminato la lettura di un prezioso tomo in lingua spagnola con l'edizione nazionale di un famoso manga giapponese che in Italia non arriverà mai ma del quale molti esperti ed appassionati nostrani conoscono l'esistenza e rimangono in speranzosa e trepidante attesa (ne parlerò senza dubbio prossimamente, con un post comparativo sopraccigliare).

Giovedì sera il mio amico nipponico inviterà due sue connazionali per cucinare tempura e mangiarlo tutti insieme, e poi raggiungere i loro compagni di corso di spagnolo e tuffarsi nella scolastica lingua veicolare con alterni risultati.

Ah, dicevo, la mia cena veloce di ieri sera.
Ecco l'effetto finale.


La tazza blu sbeccata e la luce artificiale giallastra della cucina sul tavolo di legno renderebbero perfettamente l'idea della decadente quotidianità di uno studentello universitario squattrinato giapponese, no?
Beh, mancano le bacchette, quello si. Ma volendo, si potrebbero recuperare in un cuatro y cuatro ocho.

PS:
Volevo postare come immagine principale un montaggio con le bandiere dei tre paesi citati nel titolo, ma alla fine ho optato per omaggiare solo la quarta parola dello stesso. Una soluzione decisamente più semplice e pratica, che lì per lì mi era sembrata buona.
Solo che ora ho qualche ineffabile perplessità...

4 commenti:

Faust VIII ha detto...

Beato te che sei all'estero e fai di questi pregnanti scambi culturali...

1)Mi sa che ho capito a che opera ti riferisci :)
2)Buono il ramen, anche istantaneo. A che gusto era?

Giangidoe ha detto...

Macchè, questo è solo un Leonardo di tre mesi: sapessi come mi rode di non aver potuto fare l'Erasmus!
Ad ogni modo, prometto che fra due o tre post al massimo arriverà la recensione che ho anticipato (si, so che hai capito, e spero che il tuo commento sia il primo!).

Il ramen era al gusto di anatra, credo. Ma il mio amico Shintaro mi consiglia quello al sapore di "ternero". E sentirglielo dire in spagnolo invece che in inglese o giapponese è davvero divertente.

Anonimo ha detto...

Bleah!!!
micky

Giangidoe ha detto...

Ma nooooo! Non capisci niente.
La tua è tutta INVIDIA!!
;)