domenica 1 novembre 2009

La colazione dei campioni


Devo dire la verità: non me lo aspettavo proprio.
Quando, tempo fa, lessi il post di Paola Barbato che consigliava l'acquisto a scatola chiusa del primo romanzo della collega e amica Micol Arianna Beltramini, mi sono fidato subito. Siccome però della trama non sapevo nulla (nè avevo letto alcunchè della Beltramini in precedenza), ero in effetti un pò scettico. Allo stesso modo non ho voluto indagare sull'autrice, leggere recensioni nè cercare di scoprire di cosa parlasse il suo CORNFLAKE. O per lo meno, non al di là delle poche informazioni captate nel famoso post della Barbato. Mi sono detto: insomma! o si fa l'acquisto davvero a scatola chiusa e si scommette un pò con sè stessi, o non lo si fa proprio in quel modo. Non ha senso "sbirciare", sollevando una linguetta del cartone per intravedere il colore o captare l'odore - ancora incellofanato - di ciò che contiene. Giusto per mantenere la metafora.
Cosa posso dire ora che l'ho terminato?
Che si è rivelata una lettura fresca, intelligente, tenera e cinica nello stesso tempo ma soprattutto nostalgica. Il suo parallelismo dichiarato con Pinocchio e con - a tratti - Il piccolo principe potrebbe (vorrebbe) inizialmente ingannare sulla reale adultità della storia raccontata. Ma ben presto si affacciano situazioni e temi che, se da una parte non appesantiscono MAI la narrazione, dall'altro di certo toccano corde emotive difficili da ignorare. Che poi, è esattamente quello che fanno anche le fiabe più riuscite.
Anche le citazioni di Collodi che aprono i singoli capitoli del libro vengono in qualche modo smentite e capovolte durante la lettura, spiazzando le nostre aspettative sui nuovi personaggi e sugli intrecci che si vanno delineando e allontanandole dalla linea guida della rassicurante e nota fonte originaria.
Il tema più "spinoso" che può emergere da questa storia, così piacevolmente anarchica, è quello dell'amore senza confini in senso assoluto. Un amore puro, che non può essere spiegato secondo canoni di opportunità sociale, di appartenenza familiare o di ricerca sentimentale, ma che esiste. E solo per questo merita dignità e non goffe giustificazioni.
E poi, sebbene i caratteri delle due protagoniste siano molto differenti, è impossibile che non si instauri fin dalle prime pagine una forte associazione visiva fra la piccola Cornflake e la minuscola Memole. I disegni (della stessa Beltramini) che illustrano la storia ritraggono solo Cornflake in diversi momenti, ed i suoi tratti riprendono a piè pari quelli del folletto più famoso del nostro immaginario pop-nipponico.
E la mente corre subito a quel cartone, dai disegni così particolari, dove veniva raccontato un'altro amore puro: un'amicizia salvifica, che ai nostri occhi di bambini sembrava quasi un delitto dover tenere nascosta.

Non posso fare altro che consigliare questa lettura. Non riesco ad immaginare un profilo di lettore che non apprezzerebbe.
Non in questo caso, davvero.



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