giovedì 12 giugno 2008

Ci vuole una classifica


Stilare classifiche è una pratica che molti amano, ed io per primo.
Dalle cassette musicali che si facevano agli amici (il passato è d'obbligo, dato il supporto) o alle persone speciali, passando per i consigli che si danno quotidianamente in giro -da quelli gastronomici a quelli più metafisici-, fino all'elenco di spese mensili dedicate ai fumetti (perennemente da sfrondare) per arrivare alla banale lista della spesa, ognuno di noi stila classifiche praticamente sempre. Volente o nolente.
Lo si fa per motivi diversi: azzardare un bilancio di un certo tipo di esperienze fatte fino a quel momento, scherzare un pò con miti e luoghi comuni, manifestare ideologie politiche o -perchè no- sperimentare le reazioni della gente di fronte a simpatiche provocazioni (com'è successo recentemente sul blog dello sceneggiatore di fumetti Roberto Recchioni).
Io di classifiche ne facevo spesso sulle mie passioni principali, il cinema e i fumetti. Ma ho notato che, mano a mano che le mie visioni e letture aumentavano, la classificazione cominciava ad avere effetti controproducenti: mi sono trovato di fronte ad amnesie, rinnegazioni, difficoltà a definire ogni volta un podio, talvolta perfino qualche nostalgico disagio per ciò che stavo cercando di fare.
Indubbiamente fino a qualche tempo fa avrei detto che i miei due film preferiti sono "L'attimo fuggente" e "Forrest Gump". Poi nel frattempo ho visto "Una pura formalità", "Ghost in the shell I e II", "Ogni cosa è illuminata", o -solo per citare l'ultimo gioiello assoluto- "Il petroliere". E questi, giusto per non nominare sempre i soliti noti.
Il discorso si fa ancora più complicato per i telefilm o i fumetti, che tendono per la loro longevità ad affezionare di più e quindi a creare più scrupoli al classificante nello scalzare -da un giorno all'altro- uno a favore di un altro più recente ed accattivante.
Insomma: la classifica deve essere a 3 dimensioni (o variabili), che tengano conto del 1) tempo che ha un prodotto, 2) la sua categoria di genere e 3) la sua posizione in verticale -quella numerica-.
Quindi, la mia commedia dell'infazia preferita è MARY POPPINS. Il mio secondo film horror preferito dei tempi recenti è HOSTEL. Il mio terzo cartone animato dell'adolescenza era COWBOY BEBOP (attenzione: l'uso di "è" per l'infanzia e di "era" per l'adolescenza non deve sembrare un'incoerenza logica).
Poi ci sono quelle cose che travalicano perlomeno la prima variabile -se non anche la seconda- e si piazzano sempre in cima a tutti questi ragionamenti.
Ad esempio, COWBOY BEBOP continua ad essere la mia terza serie animata preferita anche ora. E OK COMPUTER dei Radiohead è rimasto per me l'album più bello di tutti i tempi e di tutti i generi, senza mai subire slittamenti.

mercoledì 11 giugno 2008

"Oh, shit! Mr Creosote!"



Così si apre uno degli sketch più surreali e disgustosi del film IL SENSO DELLA VITA dei geniali Monty Python (il cui video ho qui linkato nella sua versione originale perchè quella doppiata ha l'audio fastidiosamente sfasato).
Tuttavia questo post non è sui Monty Python, dei quali ho visto ancora troppo poco (anche se già so di amarli alla follia), ma su un blogger che ha preso in prestito quel nome scomodo e bizzarro e il cui blog rappresenta per me -e per uno stretto manipolo di persone- un vero punto di riferimento.
Non ha elenchi di blog amici. Non risponde spesso ai commenti. I suoi post non raggiungono quasi mai le dieci righe.
La sua chiave di lettura?
Il suo stile?
Le sue argomentazioni?
Vi invito a scoprirle da soli.
Il blog è già fra i mei link amici, ma lo riporto qui:

http://www.creosoto.com/

Così, semmai un domani dovessi inaugurare un'etichetta di post chiamata creosotismi, saprete che cosa significa.

martedì 10 giugno 2008

McHulk

















Da un dossier su INTERNAZIONALE di qualche settimana fa ho approfondito la conoscenza di John McCain, il candidato repubblicano in corsa per la presidenza USA.
Il quadro che ne ho tratto è stato a dir poco scioccante: è un tipo un pò "ottuso", si arrabbia molto facilmente e sa essere particolarmente spiacevole e persino vendicativo verso chi non è d'accordo con lui (anche verso gli stessi repubblicani); all'accademia militare era uno dei più scarsi, si comportava da idiota sfaticato incosciente -passando tutto il tempo al bar- ed era anche un pessimo pilota (motivo per il quale è stato catturato nel Vietnam); in Vietnam è stato prigioniero per 5 anni, nei quali veniva quotidianamente picchiato e torturato; ma soprattutto, durante quella prigionia ha tentato il suicidio due volte (una delle quali in modo non troppo convinto, pare).
Per concludere, diversi contributi di persone intervistate sottolineano come le sue crociate personali siano molto impulsive ed eterogenee (parafrasando), tanto che non si riesce a definirlo conservatore tout court.
E in questa sede ho omesso le curiosità e gli aneddoti più "pittoreschi" -come la sua bravura nel raccontare le barzellette o la sua sprezzante ironia strafottente-.
Così su due piedi, la suggestione per un marvel fan è forte: McCain a capo degli USA nella realtà sarebbe un pò come Hulk presidente degli USA nell'Universo Marvel.
Colore della pelle a parte, ovvio.
Ma tanto una volta che diventi presidente, chi vuoi faccia più caso al colore della pelle.

sabato 7 giugno 2008

FRINGE

Dopo il post precedente -e soprattutto la sua iraconda conclusione-, come posso avere il coraggio di scrivere un nuovo post solo per segnalare l'ennesimo fenomeno che frullerà il mio e i nostri cervelli in nuovi intrecci inconcludenti mescolati con una regia sapiente e meschina?

giovedì 5 giugno 2008

LOSTiamo perdendo!


LO STavo aspettando da settimane, questo doppio episodio finale della IV serie, anche se alLO STato attuale non avevo molte speranze.

Nonostante gli innegabili difetti di sceneggiatura e la pretenziosità degli autori ho continuato ad amarLO, 'STo cavolo di telefilm, così come quando un lungo fumetto vive -per un periodo- l'inevitabile problema deLO STallo.

Voglio -devo- evitare spoiler. Dico solo che, se pure dovessi guardare anche la prossima serie -e questo LO STabilirò solo quando ci sarà la puntata 5x01- sono passato definitivamente nel numero dei suoi detrattori.

Quando è troppo è troppo.

E poi me l'ero già ripromesso: se anche in questa IV serie riescono ad ignorare il piede gigante con solo 4 dita, LO SToppo qui.

L'OSTilità per Abrams è ai massimi storici, dopo questo tiro mancino.

martedì 3 giugno 2008

Scatologia dell'indagine


Rimanendo in tema Giappone, continuo a chiedermi perchè i giapponesi abbiano un rapporto così morboso ma allo stesso tempo autocensorio col sesso (presente in innumerevoli opere mediatiche solo in forme comiche o fantastiche, tutt'al più pecettate o pixellate nei film hard veri e propri) mentre riescano -soprattutto nei fumetti- ad alludere con tanta facilità alle deiezioni.
Insomma, parlare di cacca sembra più normale e opportuno che parlare di sesso.
L'esempio lampante più recente mi viene dall'ultimo numero del mitico, inossidabile ed imperituro manga di DETECTIVE CONAN.
Parlando delle abitudini del morto di turno (schiattato, ovviamente, quando c'èra Conan nei paraggi: manco la signora Fletcher porta più sfiga di lui), due degli indagati parlano con assoluta tranquillità dell'abitudine del defunto di prendere delle purghe.
E senza alcun tono ironico o imbarazzato (i puntini di sospensione sono costanti in Detective Conan, soprattutto quando parlano gli indagati di un omicidio) nè alcuna intenzione da parte dell'autore di sortire effetti comici di alcun genere, i due dicono tranquillamente:
A: "La prendeva spesso perchè soffriva terribilmente di emorroidi..."
B: "Si, insomma... per farla molle...".
Ora,
già in un altro episodio, un bambino amico di Conan era dovuto scappare in bagno perchè a causa del guasto del condizionatore in un cinema gli era venuto un forte mal di pancia (e anche se non fu detto chiaramente, l'allusione alla nemesi di Imodium era lampante). E tra l'altro, era un passaggio fondamentale per arrivare alla soluzione del caso.
Senza considerare quei negozi dove -nella realtà, non in Conan!- si vendono in Giappone delle provette con feci e scorie organiche varie di ragazze, corredate da foto personali.
Da bravo nippofilo non posso far altro che chiedermi: che cos'abbiamo noi italiani contro la cacca? Perchè nessuno ne parla mai, se non nei film scollacciati degli anni '80 o nel Grande Fratello?
Perchè nessun caso di Dylan Dog o di Julia ha mai trovato soluzione grazie ad un episodio legato ad un'evacuazione?
Siamo ancora indietro. Troppo indietro.
Noi siamo ancora alla fase digestiva, immagino.

domenica 1 giugno 2008

Ripassando per l'esame di giapponese...


...ho riflettuto su una cosa interessante, che poi ho opportunamente verificato prima di scrivere questo post.
Il nome completo dell'ormai famosa catena radical (e minimal) chic nota per lo più semplicemente come MUJI -e che sarebbe quella scritta in ideogrammi subito sotto- è in realtà "muji ryouhin", che letteralmente significa "merce (o prodotti) di qualità, senza marca".
Più precisamente la sola parola Muji significa, riprendendo il motto tormentone di Naomi Klein, "no logo".
Quale sia stata l'intenzione del suo fondatore e/o battezzatore, lo ignoro.
So solo che hanno prezzi esagerati, e che per fortuna vendono articoli che non mi ispirano troppo (tranne quel coso di bambù per cuocere a vapore, che finora ho trovato solo lì).
E che data la loro diffusione ed il loro stile ricercato ed inconfondibile, la marca c'è eccome.