mercoledì 15 ottobre 2008

Lo sciopero non è mai finito


O perlomeno, a giudicare dai primi episodi della terza stagione di HEROES, mi viene da pensare che gli sceneggiatori stiano scrivendo i nuovi episodi con la stanchezza ed il provocatorio impegno mediocre tipici di chi è tornato a lavorare controvoglia.
Rimasto un pò deluso dalla seconda stagione, un pò lenta e con poco mordente, avevo attribuito questa fiacchezza al clima teso -che in realtà si è teso dopo- nel quale erano stati concepiti quegli episodi. L'inizio di questa terza, per quanto più dinamico ed affollato, mi sta però preoccupando ancora di più: quasi nessun personaggio è rimasto coerente con se stesso; la trama sta ripercorrendo pari pari lo schema della prima stagione; le cose succedono senza un motivo preciso (e non vuole essere una massima di Confucio), in modo frettoloso e decisamente poco credibile; i sospesi della seconda stagione sembrano per ora congelati, ecc.ecc.
Io non nego che buona parte del successo di questa serie sia dovuto alla sua natura "fumettosa" (nonchè al nome di Jeph Loeb), ma ritengo che questi nuovi episodi stiano restituendo quell'accezione più negativa e stereotipata che l'aggettivo spesso veicola. Insomma: certe serie a fumetti durano da 40 anni o più, e se ad un certo punto propongono schemi o stravolgimenti ridicoli si può anche cercare di comprenderne il perchè; ma se questo succede dopo poco più di una trentina di ore di avventure, non è certo un buon segno...
L'unico che non si smentisce mai è Hiro Nakamura, l'"eroe" nerd. Peccato che una cosa su due fra quelle che fa sia la causa di tutti i mali (insomma, per quanto lo adori, devo ammettere che è un cretino).
Però l'ultimo episodio che ho visto mi ha regalato una chicca. Una bella frase, pronunciata in un contesto di viaggi nel tempo, che sintetizza perfettamente i pericoli ed i contrappassi di questa affascinante attività:
"Ho calpestato troppe farfalle".

domenica 12 ottobre 2008

Situazione singola(=)re


Oggi ho letto un preoccupante articolo di Repubblica sugli altissimi affitti italiani delle stanze agli studenti fuori sede. Il tema, a me molto caro (in tutti i sensi), mi vede particolarmente preparato sulla situazione romana, perugina e modenese in modo diretto, e su quella barese, milanese e bolognese in modo indiretto. Si tratta di un argomento sul quale ho discusso, penato, addirittura litigato: la situazione è senza dubbio indecente ed incontrollata. Ci sono, come ovvio, dei meccanismi prevedibili ed ineludibili legati alla domanda ed all'offerta, ma anche degenerazioni e speculazioni inaccettabili. Decine e decine sono gli aneddoti raccontabili su singolari padroni di casa e assurde logiche di pagamento dell'affitto, e anche di più quelli legati alle discrepanze fra i pittoreschi annunci di affitto e le condizioni reali degli appartamenti corrispondenti (nonchè sul razzismo imperante nei confronti dei maschi in generale, e di alcune regioni in particolare).
Tuttavia, quando ho letto l'articolo, mi si è un pò storto il naso. Solo per Roma, posso ad esempio dire che è abbastanza difficile che si superino -ad oggi- richieste di 450 euro per una singola, anche in zone universitarie o centrali. Riguardo Milano, mi hanno parlato di affitti medi di 100 o 150 euro maggiori, ma di quote di 900 euro decisamente no. Poi, per carità, i pazzi che chiedono cifre evidentemente fuori mercato ci sono, e qualche altro pazzo che è disposto a spenderle pure... Ma le medie che io ho visto e vissuto nella capitale (e non) e quelle raccontatemi da amici e colleghi di altre città tipicamente universitarie, per quanto inaccettabili e ingiustificatamente superiori ai livelli di altre città universitarie europee, sono comunque abbastanza inferiori a quelli letti nell'articolo. E parlo comunque di dati raccolti in tempi quasi contemporanei (quindi aggiornati).
Ora: è importante evidenziare la persistenza di un problema come quello degli affitti agli studenti fuori sede, ma presentare cifre fuori media solo per creare scandalo può suscitare il solito problema della perdita di credibilità agli occhi di quella parte dell'opinione pubblica più attenta, o semplicemente più addentro alla realtà trattata dall'articolo.
E mi dispiace dire una cosa simile proprio parlando di Repubblica.
Ma bisogna essere critici. E quando necessario, anche -e soprattutto- autocritici.

giovedì 9 ottobre 2008

Recensione "a braccio"


Ed è forse arrivato il momento di parlare di BdC. Perchè il fumetto sa essere anche questo.
Su testi (per lo più) di Alex Crippa e disegni di Emanuele Tenderini, prende vita la sfortunata epopea di questo singolarissimo personaggio. E sfortunata non si riferisce alla popolarità delle strisce a lui dedicate -che è invece in continuo aumento-, bensì alla natura del protagonista: BdC rappresenta, nell'estremizzazione più psicotica possibile del capro espiatorio alla Benjamin Malaussène, il destinatario di tutta la cattiveria gratuita e catartica concepibile da mente umana. Non di rado, la lettura di una sua (dis)avventura porta a sbarrare gli occhi o a pensare, un pò divertiti e un pò colpevoli: "Ma perchè?". Ed è questa la domanda chiave che attanaglia il bistrattatissimo protagonista, il quale subisce periodicamente soprusi, insulti, maltrattamenti in modo del tutto inaspettato ed inspiegabile, secondo una logica della violenza e dell'assurdità umane mutuata direttamente dalle scuole di Michael Haneke e dei fratelli Coen (giusto per allargare gli orizzonti alla tradizione cinematografica).
Laddove Cronenberg incontra Ortolani e gli Happy tree friends; laddove la puerile innocenza da antieroe romantico del tondo Charlie Brown si relaziona con l'estro creativo ed incompreso di Saw (l'enigmista); o -e qui mi fermo- laddove Pollyanna incontra Vincent Cassel in un sottopassaggio, beh, lì troverete lo spirito che anima questo fumetto.
Qui mi limito a postare solo una tavola, peraltro opportunamente selezionata (sperando che gli autori non me ne vogliano). E' una delle più edulcorate, e probabilmente una delle poche che può essere postabile in questa sede. Tuttavia ci sono diverse altre tavole e strisce -smaccatamente citazionistiche ma non solo- che, sebbene superino abbondantemente (e volutamente) il cattivo gusto, sono davvero portatrici di una potenza visiva e testuale primordiale.
La "seconda stagione", da poco iniziata, lascia presagire un viaggio onirico e carnevalesco pieno di sorprese e spunti interessanti. Vedremo come procederà.
Le avventure settimanali di BdC vengono pubblicate, ogni lunedì, sui blog dei due creatori Alex Crippa ed Emanuele Tenderini. In quest'ultimo, vi sono anche le storie delle quali Tenderini è pure autore dei testi, nonchè occasionali contributi ed interpretazioni del personaggio da parte dei fan.
Non è decisamente una lettura per tutti: lo dico subito a scanso di fraintendimenti. D'altronde, è proprio per questo che auguro a BdC di trovare una sua collocazione editoriale appropriata quanto prima, e di raggiungere anche quel pubblico cui le vie del web sono per lo più precluse.

Concludo questa mia breve e seriosa recesione con un avvertimento, che più che avvertimento è un motto:
se doveste leggerlo e trovarlo fantastico, ricordate che non è merito vostro.
E chi vorrà indagare il perchè, lo scoprirà (assieme al riferimento reale del comodo acronimo BdC).

mercoledì 8 ottobre 2008

La classe non è acqua


Fra i vari film usciti e in uscita al cinema in questo periodo, ho molta curiosità di vedere il vincitore della palma d'oro a Cannes 2008, LA CLASSE (qui il trailer italiano). E' un piccolo film su un professore di un liceo della periferia di Parigi e i suoi rapporti con studenti di 13, 14 e 15 anni circa, alcuni dei quali particolarmente difficili. Non si tratta -almeno da quello che ho letto- del classico film sul riscatto dei perdenti grazie al traino di un insegnante/mentore stimolante, ma di un film minimalista -dal taglio realistico- sulle dinamiche scolastiche contemporanee dei ragazzi di nuova generazione, proverbialmente più svogliati ed irriverenti, a causa di fattori socioculturali e mediatici complessi (dove probabilmente la strada e -paradossalmente- il web assumono un ruolo determinante). Accattivanti le riflessioni di Lorenzo Maiello di XL, il quale suggerisce che l'impressione è "che quel bullismo sia niente rispetto a ciò che da noi va su Youtube, e soprattutto che passione, probabilmente stipendi e sicuramente ruolo sociale dei loro insegnanti, siano ormai marziani rispetto al nostro sfascio".
Al di là di valutazioni di merito (o demerito) della pellicola, c'è da rilevare che i francesi hanno particolarmente a cuore il tema del rapporto insegnante-alunni: mi viene in mente il bellissimo ESSERE E AVERE, del 2002, che si concentrava però su una fascia più giovane (bambini delle elementari) ed era decisamente documentaristico. Sui film generazionali, invece, sebbene non propriamente scolastici, il pensiero corre automaticamente a L'ODIO di Kassovitz e a L'ETA' INQUIETA di Dumont.
Anche da noi, per carità, ci sono stati ottimi film sulla scuola. Primo fra tutti proprio LA SCUOLA, di Luchetti, che sebbene con il solito tono da commedia amara tipicamente italiana è forse uno degli esempi più brillanti della categoria.
Per il resto, su quasi tutti i fronti generazionali, rifuggire dal moccismo dilagante in favore di qualcosa di meno modaiolo e più "utile" è decisamente un pensiero da incidere su un lucchetto ed incatenare su un ponte. Ovvero: un proposito romantico ma del tutto vano.

lunedì 6 ottobre 2008

Una giornata gala(c)tica


Come anticipato due post fa, sabato 4 Ottobre sono stato al Romics. Non mi dilungherò in un diario dettagliato di tutto quello che c'era (o che ho visto) durante la giornata. Mi limiterò a riportare i tre episodi che mi hanno dato più soddisfazione, sia come fan che come "consumatore":

1) Alla presentazione del nuovo saggio della Tunuè sul fumetto italiano, nell'imbarazzante silenzio della dozzina di gatti in sala al momento in cui il moderatore ha dato via libera alle domande, ho preso coraggiosamente la parola -non lo faccio mai!- quasi per solidarietà all'editore (lì presente) chiedendogli se nel libro in questione ci sarebbe stata anche un'analisi semiotica del fenomeno, come nell'ottimo saggio di Valentina Semprini, o solo una sociologica. E questa domanda (magari un pò spocchiosa ma decisamente buttata lì) mi è sembrato illuminare gli occhi del giovane editore, che è subito partito in quarta nel rispondermi. Tra l'altro, con un entusiasmo che gli si era spento probabilmente fin da subito, quando si era reso conto che l'afflusso del pubblico a questo incontro non era stato esattamente incoraggiante. Il moderatore, dopo, ha anche supposto scherzosamente che ci fossimo messi d'accordo.

2) Dopo una carrellata lunghissima sulle sue novità editoriali, ho fatto al direttore della Panini -Marco Lupoi- due domande/tormentoni dal tono delicatamente polemico. Ovvero: perchè non si decidessero a pubblicare delle testate dedicate al singolo personaggio piuttosto che le attuali formule miste che vedono insieme collane -ed eroi- differenti; e perchè non prevedessero delle ristampe adeguate per gli arretrati Marvel. Le risposte, legate strettamente a logiche commerciali ineludibili, erano quelle che già mi aspettavo, anche se esposte con lucidità e partecipazione (ed un paio di considerazioni che hanno decisamente illuminato il quadro). Il risultato è che le cose per ora resteranno così, ma ora so perfettamente il perchè.
Ad ogni modo, una persona molto motivata ed entusiasta, ed estremamente razionale e precisa.

3) L'incontro con Richard Hatch, protagonista della serie classica di Battlestar Galactica nonchè personaggio importante anche della serie nuova (quella della quale io sono fan assoluto), è stato decisamente l'evento più eccitante. L'incontro coi fan, intervallato dalla proiezione di trailer artigianali da lui stesso prodotti, ha visto l'attore affiancato da una giovane ragazza improvvisatasi traduttrice (quella con la maglia a righe accanto a lui). Quest'ultima, poverina, si è capito subito non avere alcuna conoscenza nè del feneomeno Battlestar Galactica, nè una grande capacità di tradurre adeguatamente l'ospite. Dopo alcuni ululati del pubblico (in realtà pochi, perchè le traduzioni della ragazza venivano quasi sistematicamente ignorate dai preparatissimi fan, e le proteste ritenute per lo più inutili) è iniziato lo spazio delle domande. Anche qui ho avuto il coraggio di fare una domanda, forse perchè "gasato" dall'averne fatte già ben due nella stessa giornata. E, andando un pò controcorrente, per evitare imbarazzi ulteriori alla già estenuata ragazza, l'ho fatta direttamente ad Hatch nel mio semplice e comprensibile inglese di base. Anche qui, una punta -bonaria- di polemica: volevo solo sapere se, visto che all'inizio era scettico sul fatto che nel remake di Battlestar Galactica il personaggio di Skorpio sarebbe stato una donna (a differenza della versione classica), si fosse poi ricreduto. Una piccola provocazione, che si è risolta con la prevedibile ammissione che alla fine era stato fatto un'ottimo lavoro di sceneggiatura. E sono anche riuscito a strappargli una sfocatissima foto col cellulare (che non posto per la mia persistente ritrosia a mostrare la mia immagine in pubblico).

Insomma, bilancio positivo. E oltre al recupero di vari arretrati che mi mancavano, impossibile non citare fra gli eventi piacevoli il concerto in chiave orchestrata (e con tanto di direttore) delle sigle e musiche di vari cartoni giapponesi storici.

Oh, si, e anche i cosplayer. Soprattutto quelli femminili.
Molte mi facevano freddo solo alla vista...

venerdì 3 ottobre 2008

Il colonnello Mustard e l'agente Putin



Uno spettacolo teatrale -poco pubblicizzato invero- in scena in questi giorni qui a Roma, e che probabilmente andrò a vedere questo weekend, è CLUEDOS di Raffaele Castria.
Come suggerisce il nome, si tratta di una rappresentazione che ricalca il gioco investigativo Cluedo. Meglio: si tratta di un giallo interattivo, ovvero uno spettacolo in cui è prevista la partecipazione dello spettatore durante l'investigazione teatrale.
"Le modalità classiche di interazione sono molteplici, dall'andamento a forbice, cioè col pubblico stesso che sceglie la direzione verso cui dirigere la vicenda ad un meccanismo che investe lo spettatore stesso nel ruolo dell'investigatore".
Pare che nei paesi anglosassoni questo tipo di intrattenimento sia in voga da anni, mentre qui in Italia -perlomeno io- ne ho solo sentito parlare vagamente.
Ma a quanto sembra, anche in Russia si usa. C'è un programma televisivo che si basa su questo principio. Sebbene, stando a quello che ho letto di recente su Internazionale, quando uno degli spettatori coinvolti ha scelto per nome dell'omicida virtuale 'Putin', il produttore del programma in persona ha interrotto lo svolgimento del gioco pretendendo che tale scelta fosse cambiata.
Alla fine, poi, si è solo optato per un più blando 'Vladimir'.
Un classico esempio di autocensura un diretta, come lo definisce il giornalista di questa curiosità, Pascal Petit.
Sono abbastanza convinto che se fosse successo da noi (ovviamente con i dovuti distinguo nominali), non ci sarebbe stata alcuna interruzione in diretta. Tutto sarebbe filato liscio, serenamente, e il gioco -perchè di quello si tratta- si sarebbe sviluppato e poi concluso in modo più ironico. E magari, per l'occasione, con qualche punta di lieve e salutare satira.
Poi, il giorno dopo, con tutta calma, si sarebbe sparsa la notizia che il programma in questione è stato cancellato per il suo uso CRIMINOSO.
In quel caso, chi potrebbe contestare la retorica dell'aggettivo?

mercoledì 1 ottobre 2008

Il dilemma dello spazio-tempo


Più che un post sui paradossi temporali di Ritorno al futuro o, peggio, di Donnie Darko, il titolo si riferisce all'impossibilità di essere in due posti diversi nello stesso arco temporale. Questo è un problema quando ci sono due eventi che si vorrebbe seguire, ma in due città diverse (e pochi soldi per viaggiare).
Il primo -decisamente più pubblicizzato e "popolare"- è la fiera del fumetto di Roma, il ROMICS, che oltre a numerosi stand di fumetti e spazi per il gioco di ruolo, è da segnalare per i suoi incontri con scrittori-sceneggiatori-esperti del settore. Incontri dall'importanza più che accademica, dato che per gli studenti di alcune Facoltà è previsto addirittura il rilascio di crediti formativi.
Il secondo -meno famoso tra i ggiovani ma decisamente interessante- è INTERNAZIONALE A FERRARA, ovvero "Un weekend con i giornalisti di tutto il mondo" organizzato dalla (ottima) rivista Internazionale e dall'importanza accademica ancora maggiore.
Ora: il primo evento è a Roma, e si svolge dal 2 al 5 Ottobre; il secondo si svolge a Ferrara dal 3 al 5 Ottobre.
Io, per motivi pratici, economici e di opportunità, opterò per la soluzione più immediata.
Ma una delle prossime edizioni mi farebbe molto piacere fare una capatina a Ferrara di questo periodo. Diverse persone mi hanno parlato benissimo di quella città.
Di Internazionale sento parlare sempre poco, invece. Ed è davvero un peccato: a mio parere è una rivista ottima.