martedì 16 settembre 2008

La piccola abbuffata


Mi permetto, una volta tanto, di essere sfacciato: andate a vedere PRANZO DI FERRAGOSTO.
E' un film -e anche qui mi concedo un aggettivo assoluto e indimostrabile-
bellissimo.
Un film piccolo piccolo, sia per la durata disneyana che per il suo minimalismo ostentato, ma di una vitalità ed una genuinità quasi introvabili: dialoghi semplici, quotidiani, "sporchi" (con ripetizioni di parole, biascicamenti e sovrapposizioni di battute); pochi personaggi interpretati in modo splendido e naturale; situazioni semplici e verosimili, senza le solite approssimazioni o forzature di sceneggiatura a negare l'impressione che ciò che si sta guardando non sia solo la telecamera di un prodotto di fantasia bensì uno sguardo (in)discreto in una casa qualunque (e, a questo proposito, ci sono dei lunghi piani sequenza a dir poco pregevoli).
Inoltre, a prescindere da tutto ciò, i temi trattati in quei 75 minuti col tocco leggero del promettente esordiente Gianni Di Gregorio non sono affatto "piccoli": solitudine, vecchiaia, amicizia, tempo, dignità, e -nella maggior parte dei casi- una miscela delicata di tutti questi insieme.
Ma soprattutto: finalmente un film sugli anziani dove i vecchi non sono solo O quasi del tutto rimbambiti e macchiettistici O decisamente colti, saggi ed ironici come certi improbabili eroi da romanzo. Finalmente un film dove delle signore anziane -sebbene di estrazione sociale differente- parlano come parlerebbero le nostre nonne, con le stesse derive infantili ed eventuali manifestazioni di disagio, testardaggine e, soprattutto, scarsa cura linguistica.
Perchè se una vecchia che parla in dialetto non è in un film di Verdone, pare che al cinema non sia proprio più giustificabile.

11 commenti:

Franca ha detto...

Non ho visto il film, ma ne ho sentito parlar bene diverse volte.
Tengo a mente...

Giangidoe ha detto...

Già, e pare anche che stia andando inaspettatamente bene come affluenza di pubblico.
Un segnale senza dubbio positivo in molti sensi.

Anonimo ha detto...

Sono molto curiosa quando leggo segnalazioni così, magari non lo vedrò al cinema ma quando me lo ritroverò davanti in videoteca mi ricorderò del tuo post ;)

Giangidoe ha detto...

Allora quando lo guarderai mi farai sapere.
Ci conto, eh! ;)

Chit ha detto...

Anch'io ne ho sentito parlare bene ma non l'ho visto ma... non mancherò di guardarlo.

Matteo ha detto...

Me lo segno, sembra davvero carino!! :)

(E, anche se non c'entra molto, ho visto solo ora che Fringe è già iniziato negli USA!! Corro a recuperare il Pilot! :) Saluti!)

Giangidoe ha detto...

@ chit:
Very well!

@ alfa:
Io il pilot ancora non ho avuto il coraggio di guardarlo: ho letto che è stato molto deludente, e che pone le premesse per un altro polpettone complottistico-governativo...
Speriamo di no, sennò non gli dò neanche mezza chance!

Malusa Kosgran ha detto...

carissimo! in un giorno e mezzo mi sono sparata hancock, il ppaà di giovanna e il pranzo di ferragosto: festa del cinema a milano, dovrebbe essercene una alla settimana. che dire? che hancock non ha una struttura, di nessun tipo. che il papà di giovanna è tristissimo, bello ma non nuovo né come film di avati né come storia in sé e che il pranzo di ferragosto è stata una piacevolissima sorpresa, davvero una delizia! correte a vederlo tutti!

Giangidoe ha detto...

E brava Giustina.
Io invece per spararmi un pò di cinema sono dovuto scendere a casa!
Le dimensioni della metropoli mi hanno praticamente tenuto a stecchetto per mesi, mentre le ormai ben 6 proposte cinematografiche settimanali barlettane hanno favorito ingressi estemporanei e addirittura "doppiette"!
Il papò di Giovanna non mi ispirava troppo, mentre ho visto anche IL SEME DELLA DISCORDIA (mah!) e il film di Ozpetek (bello ma un pò insoluto).
Decisamente PRANZO DI FERRAGOSTO mi ha lasciato il ricordo più positivo e -per quanto paradossale, dato il tema- fresco.
Nota per il futuro: devo assolutamente vivere in una città di non più di 200mila abitanti.

Malusa Kosgran ha detto...

un giorno perfetto sarà il prossimo... mi dicono sia straziante, per quello rimando.

200.000 abitanti sono pochissimi! la mia prossima città, se dovessi cambiare, dovrà avere capienza illimitata e "illimitante".

Giangidoe ha detto...

Si, è straziante ma bello.
Un pò troppo melò per i miei gusti (avrei preferito uno stile e degli accompagnamenti musicali un pò più sobri e qualche dialogo più credibile) e varie storielle e personaggi interessanti ma solo abbozzati.
Si intuisce che il romanzo originale -come spesso accade- doveva essere molto più strutturato, ma ho letto che anche lì molti personaggi e sottotrame collaterali sono stati introdotti senza particolari funzioni. Mah!

Si, diciamo che anche 600mila può andare. Ma dopo aver sperimentato che poter disporre di decine di fumetterie, cinema, megastore, eventi culturali in una città estesa e caotica ti porta ad avere alla fin fine pochissima scelta reale (con costo della vita e stress inverosimilmente alti), tanto vale stare in una città a misura d'uomo dove magari c'è solo una fumetteria, due cinema (con però tre sale ciascuno) e magari spostarsi nella provincia per gli eventi principali.
Anche perchè i disservizi e gli svantaggi "civici", almeno nel caso di roma, sono gli stessi di una città medio-grande del sud. Più o meno.
[non farci troppo caso, sono in una fase nostalgica; fra un paio di mesi potrei sostenere una tesi del tutto opposta :) ]