venerdì 23 maggio 2008

Una questione di stile


Incuriosito dalle citazioni di interessanti articoli presi da LIBERAZIONE letti sul blog Francamente (che consiglio vivamente), ho deciso stamattina di comprare -per la prima volta- il quotidiano in questione. Devo dire che ero abbastanza prevenuto verso questo giornale, ritenuto estremista e -quindi- poco credibile. Invece mi sono trovato di fronte ad articoli arguti, critici e ricchi di citazioni e riflessioni colte: dai toni indignati verso il programma di Emma Marcegaglia, passando per un suggestivo parallelismo fra Silvio Berlusconi e l'imperatore Cesare Augusto, fino ad una sezione culturale interessante ed attenta, il giudizio complessivo personale è stato generalmente positivo. Ovviamente il fervore della militanza ideologica è palese, e del resto la stessa intestazione iniziale "giornale comunista" è indicativa della chiave di lettura forte.
Tuttavia mi ha lasciato un pò perplesso un articoletto di fondo in prima pagina dedicato alla condanna della Franzoni a 16 anni di carcere (reperibile anche in data odierna sul sito ufficiale del giornale).
Dopo alcune premesse un pò sentimentaliste, si scrive:
"Noi non abbiamo la minima idea sul merito della vicenda. Non sappiamo se Anna Maria è colpevole o innocente [...] Queste considerazioni però non ci tolgono l'idea che ora sarebbe giusto far prevalere quel sentimento di pietà, di solidarietà, che coglie la maggior parte delle persone. Non è un sentimento ignobile, anche se negli ultimi anni, mesi e giorni, tutti stanno cercando di convincerci di questo. Non bisogna vergognarsi della pietà. Perciò ci sembrerebbe bello e saggio se il ministro della giustizia avviasse le pratiche per la grazia ad Anna Franzoni e poi il presidente Napolitano la controfirmasse".
A questo punto la mia domanda è: ma perchè? La pietà è una cosa sacrosanta, d'accordo, e la spettacolarizzazione morbosa del caso è stata scandalosa (come lo stesso articolo giustamente dice, nella breve parte iniziale che non ho riportato). Ma perchè mai sostenere la tesi della grazia ad una persona processata e condannata, senza spiegarne organicamente le ragioni?
Un articolo così breve -e non firmato- su un argomento simile appare solo sensazionalistico e buonista nonchè giornalisticamente poco rilevante, quand'anche la questione fosse già stata ampiamente e lucidamente argomentata su qualche numero precedente.
Una piccola nota stonata insomma, in un'economia totale -come già detto- tutto sommato positiva.
Credo tuttavia che sia per queste (talvolta) piccole "debolezze" di stile e di contenuto che persino molta parte della sinistra stessa non ami del tutto la propria etichetta.
Insomma, non una questione di soli contenuti (sull'importanza dei quali non è il caso di dilungarsi) quanto di atteggiamento. O come direbbe Niccolò Fabi: "Non è cosa ma è come, è una questione di stile".
Ad ogni modo, ringrazio la signora Franca per aver indirettamente contribuito a questa mia "scoperta". E' sempre bello quando si realizza di aver superato un pregiudizio.

4 commenti:

isline ha detto...

Essere di parte non significa essere stupidi!

Giangidoe ha detto...

No, certo, ma a volte si rischia di perdere obiettività e senso critico.
Ma come ho detto nel post, non credo che sia il caso delle penne di Liberazione. Almeno per ciò che riguarda questa mia prima lettura.
Beh, per la par condicio dovrei leggere almeno una volta anche un numero di LIBERO e de IL FOGLIO, verso i quali ho dei preconcetti ben più forti.
Ma non credo di essere sufficientemente "disincantato" per questo...

Franca ha detto...

Il giornale è ovviamente di parte (e non lo nasconde) dato che è un giornale di partito.
Io, in tutta onestà, ci trovo spunti interessanti e notizie che altrove magari non trovo.
Sull'articoletto segnalato neanch'io sono d'accordo.
Noi non siamo giudici e non abbiamo tutti gli elementi per poter esprimere un giudizio di merito.
Il tribunale ha dato la sua sentenza che va rispettata.
Per quanto mi riguarda, se la signora Franzoni è stata ritenuta colpevole, la sentenza è anche troppo pietosa.
La mia pietà va al bimbo che non c'è più e ai due bimbi che restano senza madre.

P.S.
Non chiamarmi signora Franca: mi fai sentire più vecchia di quella che sono!

P.

Giangidoe ha detto...

Condivido sull'articolo, e chiedo scusa per il "signora".
D'ora in poi, semplicemente Franca!
Alla prossima.