Non ho mai troppo amato la retorica del combattimento. Dai fumetti al cinema -passando per la narrativa- raramente sono stato affascinato da opere incentrate sulla lotta fisica. Sono uno dei pochi ragazzi della mia età che da piccolo non ha avuto il culto di Ken Shiro, dei Cavalieri dello Zodiaco o di Dragon Ball, e forse l’unico che non ha trovato Fight club uno dei più bei film della sua vita (o una bibbia post-moderna, in riferimento al libro) e che non ha mai giocato ad Halo o a Call of Duty.
Da due o tre anni, tuttavia, qualcosa è leggermente cambiato. Sarà stata la lettura di CRYING FREEMAN -lo splendido manga di Ikegami che fa dell’estetica dello scontro una colonna portante-, sarà stata la visione inaspettatamente malinconica dell’ultimo ROCKY, oppure la curiosità nostalgica che mi ha portato a leggere il nuovo manga del –ritrovato- mitico Ken, ma qualcosa infine è cambiato.
Credo però che l’evento determinante sia stato VIOLENCE FIGHT (nella foto). Si tratta di un vecchio videogioco sulle lotte di strada clandestine che da piccolo mi aveva drogato e che di recente –grazie ad un emulatore- ho potuto finire pazientemente dopo decine di tentativi. Quando uscì la schermata finale, non potevo credere al testo dell’epilogo. Diceva:
“Hai vinto tutti i combattimenti. E hai ottenuto non solo denaro e pace ma anche gloria. E allo stesso tempo, hai sconfitto tuo fratello e scoperto la crudeltà e la vanità della violenza”.
Quella morale così spudorata, proprio da loro –i programmatori- che mi avevano fatto accanire, desiderare la morte dei miei avversari virtuali e riempito di tic nervosi col loro maledetto arcade… Ma non so perché, proprio quella scritta bianca a riempimento, sull’immagine disegnata di un muro di mattoni, ha fatto scattare una molla. La vera chiave di lettura di tutto, che mi ha permesso di superare gli antichi pregiudizi.
Ed è con questo rinnovato stato d’animo che ho letto le ultime due opere più crude e realistiche sull’argomento: COME UN CANE -graphic novel di Crippa/Ponticelli- e MANI NUDE -il romanzo di Paola Barbato di cui avevo parlato tempo fa-.
Da due o tre anni, tuttavia, qualcosa è leggermente cambiato. Sarà stata la lettura di CRYING FREEMAN -lo splendido manga di Ikegami che fa dell’estetica dello scontro una colonna portante-, sarà stata la visione inaspettatamente malinconica dell’ultimo ROCKY, oppure la curiosità nostalgica che mi ha portato a leggere il nuovo manga del –ritrovato- mitico Ken, ma qualcosa infine è cambiato.
Credo però che l’evento determinante sia stato VIOLENCE FIGHT (nella foto). Si tratta di un vecchio videogioco sulle lotte di strada clandestine che da piccolo mi aveva drogato e che di recente –grazie ad un emulatore- ho potuto finire pazientemente dopo decine di tentativi. Quando uscì la schermata finale, non potevo credere al testo dell’epilogo. Diceva:
“Hai vinto tutti i combattimenti. E hai ottenuto non solo denaro e pace ma anche gloria. E allo stesso tempo, hai sconfitto tuo fratello e scoperto la crudeltà e la vanità della violenza”.
Quella morale così spudorata, proprio da loro –i programmatori- che mi avevano fatto accanire, desiderare la morte dei miei avversari virtuali e riempito di tic nervosi col loro maledetto arcade… Ma non so perché, proprio quella scritta bianca a riempimento, sull’immagine disegnata di un muro di mattoni, ha fatto scattare una molla. La vera chiave di lettura di tutto, che mi ha permesso di superare gli antichi pregiudizi.
Ed è con questo rinnovato stato d’animo che ho letto le ultime due opere più crude e realistiche sull’argomento: COME UN CANE -graphic novel di Crippa/Ponticelli- e MANI NUDE -il romanzo di Paola Barbato di cui avevo parlato tempo fa-.
Ma questa è un’altra storia…
11 commenti:
Io continuo a non capire la retorica della violenza, mi annoio profondamente durante i combattimenti.
Nei videogiochi poi il mio forte sono i "punta e clicca", per cui proprio non riesco ad essere solidale in queste cose: sono tragicamente una schiappa!
sei un intenditore, l'ho sempre saputo! :)
Alex Crippa e Alberto Ponticelli picchiano e fanno riflettere.
alex crippa
(mapporc...mi sono firmato ANCORA!)
@ isline:
In effetti, a parte questo e qualcun altro simile, i miei giochi preferiti erano di tutt'altro genere.
Anche se innegabilmente la giocabilità e la velocità dei picchiaduro li rendeva spesso preferibili a molti altri
@ giustina:
;)
@ "anonimo":
:D
(dio mio, sono stato punto da un emoticon radioattivo... AAAAHHH!!!!)
scherzi a parte, a me proprio non sono mai piaciuti i vari "street fighter" e derivati, i videogiochi di PURA lotta insomma...lo scontro fisico da ring o da strada lo adoro al cinema e in qualche fumetto, tipo "Verso l'America" (se non sbaglio il titolo) di Baru.
eee son fatto così.
Non conosco questo titolo, indagherò...
Ah, so che non c'entra nulla, ma volevo segnalarti (anche se credo tu lo sappia già) che sul FilmTv di questa settimana un lettore ha scritto alla posta del giornale per sottolineare la somiglianza tra REAPER e 100ANIME.
evvai!
- che leggi l'ottimo filmTV
- e che hanno pubblicato la lettera!
non l'ho ancora preso questa settimana, domani provvedo e posto.
quel lettore lo conosco, non di persona, e mi aveva detto che aveva scritto a filmTV quando ho sollevato "il caso"...che figata!
Si, amo Filmtv.
Anche se da quando è cambiata la gestione -recentemente- non sono sempre sicuro di star comprando la stessa rivista...
Però una cosa è certa: dal maggiore spazio che ora dedicano alle serie (due settimane fa ben 4 pagine a Battlestar Galactica!) e dalle notizie e segnalazioni riguardanti i fumetti, le nuove leve sono gggiovani smanettoni e fumettofili. Meno male!
io amavo Emanuela Martini, ma non mi dispiace affatto la nuova impostazione di FilmTV...
Si, in effetti rimane un ottimo giornale, e per me è sempre un piacevole appuntamento fisso.
Però mi mancano molto alcune cose: la rubrica di De Marinis -soprattutto- e quella di Fofi, la pagella del "giudice ragazzino" (che era già sparita da prima), alcune penne della vecchia leva (quella della Martini e di Gianni Amelio in primis), le efficaci didascalie a TUTTE le nuove recensioni, e lo spazio dedicato alle opinioni dei lettori internettari.
Questa nuova gestione dovrebbe essere più fresca e in certe cose lo è (come appunto per le segnalazioni dedicate ai fumetti e il maggiore spazio dato alle serie) però ci sono alcune derive commerciali alla CIAK che non amo molto, tipo quelle nell'ultima pagina della rivista o rubriche più gossippare alla "Nextar".
E poi alcune nuove penne talvolta mi sanno più di accademici intellettuali pronti a distruggere che di veri amanti di cinema, magari anche -ragionevolmente- meno severi e più emotivi. E non parlo solo delle recensioni dei nuovi film ma anche di alcuni giudizi, in precedenza buoni, abbandonati in favore di pollici versi con vere e proprie stroncature nelle schede dei film in tv.
Insomma: per me qualcosa è cambiato. Il livello rimane alto, ma sono venute a mancare alcune fra le cose che mi piacevano di più (povero, povero Lapis!).
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